Origini latine per i marsupiali

Canguri, koala e diavoli della Tasmania derivano tutti da una stessa “mamma”, che viveva originariamente in Sudamerica. A sostenerlo sono i ricertatori dell’Università of Münster (Germania), che hanno ricostruito, attraverso l’analisi di specifiche sequenze di Dna, l’albero filogenetico della famiglia degli animali dotati di marsupio. I risultati, pubblicati sulla rivista Plos Biology, gettano nuova luce sull’origine e l’evoluzione di questi animali confinati in due soli luoghi della Terra. In Australia ne vivono 17 famiglie, mentre in America Latina ne sono rimaste solamente due: quella dei didelfidi (vale a dire gli opossum) e quella dei cenolestidi (meglio noti come opossum toporagni). Una tale sproporzione, insieme ad altre osservazioni, aveva fatto supporre che il luogo di nascita di questo gruppo di mammiferi fosse proprio l’odierna Australia.

In particolare, si pensava che i marsupiali vi avessero avuto origine oltre 100 milioni di anni fa, quando la grande isola faceva ancora parte del Gondwana (il supercontinente che raggruppava Africa, Sudamerica, Australia e Antartide). La separazione tra le varie famiglie era considerata come una conseguenza del distacco dell’Australia dal supercontinente (avvenuto circa 80 milioni di anni fa). Tuttavia, la scarsità di reperti fossili ritrovati sia in Australia che in Sudamerica, così come i risultati di alcuni studi di genetica, non avevano mai fornito supporti chiari a questa ipotesi.

La ricerca dell’Università di Münster, invece, è riuscita a dimostrare che tutti i marsupiali derivano da un’unica specie latinoamericana oramai scomparsa. Per arrivare a queste conclusioni, il gruppo di Maria Nilsson si è basato sullo studio di particolari pezzetti di Dna, chiamati retrotrasposoni, nei genomi di oltre 20 specie diverse, tra cui l’opossum sudamericano e il wallaby tammar australiano. I retrotrasposoni sono delle regioni capaci di spostarsi da una parte all’altra del genoma. Questo avviene in tempi molto lunghi (evolutivi), motivo per cui i retrotrasposoni possono essere usati per riconoscere le specie: quanto più due gruppi hanno retrotrasposoni nelle stesse regioni del genoma, tanto più sono filogeneticamente vicine. Dall’analisi di queste regioni è emerso che tutti i marsupiali viventi condividono dieci retrotrasposoni che non sono presenti nelle altre specie di mammiferi. Questa tratto genetico, così esclusivo, ne indica la comune origine. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che tutti i marsupiali australiani condividono anche altri retrotrasposoni. L’osservazione, spiegano nello studio, rende ancora più plausibile l’ipotesi di una loro comune derivazione dal continente sudamericano, dove invece è rimasta una maggiore diversità a livello di queste regioni del Dna.

Riferimento: PLoS Biol 8(7): e1000437. doi:10.1371/journal.pbio.1000437

(Image: PanBK/Wikimedia)

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