Giuseppe Moruzzi. Ritratti di uno scienziato

M. Meulders, M. Piccolino, N. J. Wade (a cura di)
Giuseppe Moruzzi. Ritratti di uno scienziato – Portraits of a scientist
Edizioni ETS 2010, pp. 226, euro 25,00

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Il volume curato da Michel Meulders, Marco Piccolino e Nicholas J. Wade è molto più di una pubblicazione d’occasione per celebrare il centenario della nascita del grande scienziato italiano Giuseppe Moruzzi (1910-1986). E’ – come precisano i curatori nella prefazione – una “biografia per immagini” (p. 4) che, se manca dell’organicità e della completezza caratteristiche di un lavoro biografico, offre materiale prezioso ed essenziale per una ricostruzione storica della vita e dell’opera di uno dei più importanti neurofisiologi del Novecento.

Nel volume vengono pubblicati per la prima volta i ricordi autobiografici che Moruzzi cominciò a scrivere in età avanzata e che riguardano i primi quarant’anni della sua vita: la famiglia d’origine; gli anni dell’infanzia e della scuola trascorsi a Parma; il periodo degli studi universitari di medicina a cavallo degli anni Trenta, durante il quale maturò la sua passione per la fisiologia così come la sua avversione per il regime fascista; gli inizi della carriera accademica, prima a Parma e poi a Bologna; i soggiorni di ricerca all’estero prima dello scoppio della guerra, grazie ai quali ebbe l’occasione di lavorare con scienziati del calibro di Frédéric Bremer ed Edgar Douglas Adrian, acquisendo le principali tecniche sperimentali nel campo dell’elettrofisiologia e della neurofisiologia; il lungo interludio della guerra passato in Italia, durante il quale continuò a lavorare alle sue ricerche nonostante il dramma bellico e la povertà di mezzi; l’anno trascorso a Chicago collaborando con Horace Magoun a una serie di scoperte eccezionali sul funzionamento del cervello; ed infine il rientro in Italia, chiamato ad occupare la cattedra di Fisiologia umana all’Università di Pisa. In queste pagine di grande fascino letterario, dalle quali traspare la passione di Moruzzi per la cultura umanistica, leggiamo importanti annotazioni di scienza – come la gratitudine verso Bremer per avergli “insegnato come s’imposta un programma di ricerca” e verso Adrian per avergli mostrato “come la ricerca creativa nasca da un colloquio con la natura; un colloquio in cui le domande si susseguono alle risposte con un ritmo serrato” (p. 102) – assieme a episodi personali anche molto divertenti, come quello di un Moruzzi bambino che, alla vista della madre della propria insegnante, chiese “alla vecchia signora se aveva visto il Diluvio Universale” (p. 50).

I ricordi di Moruzzi arrivano fino al 1949, con la chiamata a Pisa, e per i successivi trent’anni lo scienziato emiliano lavorò nella città toscana, stabilendo uno degli istituti di ricerca neurofisiologica più importanti al mondo e portando a termine, assieme ai suoi allievi e collaboratori, studi fondamentali in particolare sui meccanismi fisiologici del sonno. Sono proprio allievi e collaboratori di Moruzzi a offrirci altri ricordi di grande interesse in questo volume: Michel Meulders ci ricorda la grande gentilezza e umanità mostrate da Moruzzi nei confronti suoi e della moglie, all’interno di un lungo saggio che ripercorre le tappe principali della carriera professionale e scientifica del maestro. Marco Piccolino ci porta all’interno della biblioteca dell’Istituto pisano, voluta e curata con grande dedizione da Moruzzi, dove ebbe occasione di incontrare per la prima volta, in una notte di quarant’anni fa, il grande neurofisiologo. Giovanni Bottaro ripercorre la sua storia come primo tecnico fotografo dell’Istituto, offrendo uno spaccato della vita quotidiana che vi si svolgeva all’interno e arricchendo di altri particolari il lato umano del “Professore”, come lui era solito chiamare Moruzzi. Brunello Ghelarducci fornisce un ritratto a tutto tondo dell’attività didattica di Moruzzi, essendone stato allievo diretto, rimarcandone i metodi innovativi e la grande passione per l’insegnamento e per la promozione delle istituzioni formative.

Altri ricordi ancora, questa volta strettamente familiari, ci sono offerti da uno dei figli di Moruzzi, Paolo, che si sofferma sulla passione del padre per la cultura umanistica – la grande letteratura e la storia soprattutto – e sul suo amore per i libri, nutrito grazie alla frequentazione delle ricche biblioteche di famiglia. Ricordi commossi di un uomo che trasmise ai figli l’importanza di valori come la libertà e la curiosità, e che a loro appariva come il cardinal Federigo di Manzoni, la cui “presenza era di quelle che annunziano una superiorità e la fanno amare” (p. 161). Ricordi che si fanno particolarmente vividi attraverso le moltissime immagini di cui è arricchito il volume, per la gran parte messe a disposizione dai figli di Moruzzi. Sono più di duecento illustrazioni – foto di famiglia, vedute di luoghi e ambienti, ritratti di scienziati e altri personaggi importanti nella vita di Moruzzi, riproduzioni di pagine scientifiche – alcune delle quali molto significative non solo per la biografia del neurofisiologo italiano, ma per una storia delle neuroscienze nel XX secolo, come per esempio la foto di gruppo degli scienziati riunitisi a Pisa nel 1961 per il convegno della International Brain Research Organization (p. 198, n. 1) o una foto di Moruzzi durante un esperimento scientifico condotto a Mosca nel 1958 (p. 19, n. 8).

Accanto ai ricordi, in parole o immagini, il volume propone alcune testimonianze d’eccezione sulla figura di Moruzzi, come due articoli giornalistici d’epoca – l’uno scritto da Francesco Listri e apparso nel 1963 su “La Nazione”, l’altro pubblicato da Mario Tobino sul “Corriere della Sera” del 14 giugno 1971 – e soprattutto un discorso commemorativo tenuto da Rita Levi Montalcini all’Università di Parma nel 1990. Questo discorso, qui trascritto solo parzialmente ma disponibile nella sua interezza sul sito della casa editrice ETS (www.edizioniets.com), varrebbe da solo la lettura di questo volume per la commozione che suscitano nel lettore le parole di ricordo della Levi Montalcini, che conobbe Moruzzi “il primo settembre 1939, il giorno dell’invasione di Danzica” (p. 124), e per la lucidità e profondità con cui il premio Nobel tratteggia la figura dell’amico e collega. Di Moruzzi Levi Montalcini sottolinea certo i meriti scientifici, per cui “se l’Italia è conosciuta nel mondo dal lato della biologia, e particolarmente nella neurofisiologia, tutto questo è dovuto a un figlio del nostro paese, Giuseppe Moruzzi” (p. 136), ma esalta soprattutto il lato umano, che ne fa un esempio da seguire per tutti quei giovani che intendono intraprendere una carriera nella scienza.

Il discorso di Levi Montalcini e gli altri contributi di questo volume aprono una serie di interrogativi sulla vita e l’opera di Moruzzi a cui danno solo parzialmente risposta. Tra questi, i motivi della decisione di Moruzzi di tornare in Italia, assieme alla moglie, nel 1949, in un paese ancora devastato dalla guerra, rinunciando alle allettanti offerte che gli erano state fatte per rimanere a lavorare negli Stati Uniti. Oppure i contorni della vicenda del Nobel mancato, un premio che – come sottolinea ripetutamente Levi Montalcini con grande modestia – avrebbe meritato più di molti altri, a cominciare da lei stessa. Quello di porre domande interessanti e di suscitare curiosità intellettuali nel lettore è un altro merito di questo volume, che, anche grazie alla scelta intelligente dei curatori di pubblicare i saggi in versione bilingue italiana-inglese, si pone come un contributo davvero prezioso per chiunque voglia approfondire i vari aspetti della vita e dell’opera di Giovanni Moruzzi, uno scienziato che – per riprendere le parole di Rita Levi-Montalcini – costituisce un “esempio di cosa si può fare là dove la creatività è unita a enorme valore etico e onestà”.

Marco Bresadola

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