Look colorato per il pinguino gigante

Rossastri, marroni e grigi, e alti più di un metro e mezzo. Erano così, secondo uno studio diretto dalla University of Texas in collaborazione con altri centri di ricerca, i pinguini peruviani di 36 milioni di anni fa. A dare ai ricercatori nuovi indizi sull’evoluzione di questi uccelli è stato il ritrovamento nella Reserva Nacional de Paracas del primo fossile di pinguino gigante, appartenente alla specie Inkayacu paracasensis, con ancora tracce di penne e squame sul corpo. La ricerca, pubblicata su Science, mostra come i pinguini abbiano sviluppato il caratteristico look in stile smoking solo in una fase successiva dell’evoluzione.

“Prima di Pedro (il nome che i ricercatori hanno scelto per il fossile, ndr), non avevamo informazioni sul colore o sulla forma del piumaggio dei pinguini estinti”, ha spiegato Julia Clarke, paleontologa alla Jackson School of Geosciences della University of Texas.  Stando ai resti rinvenuti, gli esemplari della specie Inkayacu paracasensis erano alti circa un metro e mezzo, vale a dire quasi il doppio del pinguino imperatore e di quello reale, le specie più grandi oggi esistenti Come nei pinguini odierni e a differenza di tutti gli altri uccelli, le penne delle ali erano fitte e impilate una sull’altra per formare pinne dure e strette. Le piume del corpo, invece, avevano attaccature ampie, selezionate per facilitare i movimenti nell’acqua.

I ricercatori si sono concentrati soprattutto sull’analisi dei melanosomi, organelli contenenti melanina, dalla cui forma, dimensione e struttura dipende il colore delle piume. Matthew Shawkey e Liliana D’Alba della University of Akron (Ohio) hanno confrontato i melanosomi di Pedro con quelli di pinguini e altri uccelli viventi e hanno scoperto che erano più simili a quelli degli altri pennuti, piuttosto che a quelli dei loro successori. Dall’analisi, i due ricercatori, hanno dunque dedotto che il colore doveva essere diverso (tra il rossastro, il grigio e il marrone), perché prodotto da melanosomi più grandi e con una struttura a mo’ di grappolo d’uva con acini, mentre quelli responsabili del colore nero sono più piccoli e con una forma più allungata.

Secondo gli autori, la colorazione nera sarebbe il frutto di una pressione evolutiva che ha favorito gli animali puù adattabili dal punto di vista sia ecologico sia fisiologico. Oltre ad essere responsabile del colore, infatti, la melanina contenuta nei melanosomi ha la proprietà di rendere le piume più resistenti all’usura e alle fratture. “L’evoluzione di questi organelli – spiega Jakob Vinther della Yale University – potrebbe essere il risultato di nuove esigenze idrodinamiche e di vita acquatica”. In particolare, potrebbe essere stata la diversificazione delle specie predatrici dei pinguini, avvenuta durante il Neogene (tra 23 milioni e 50 mila anni fa), a favorire la selezione di stratagemmi naturali per reagire sempre meglio alle insidie del mare.

Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1193604

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