Ebola: ecco come attacca

Per entrare nelle cellule e infettarle, i virus dell’Ebola e di Marburg utilizzano una specifica chiave di ingresso: una proteina che si trova nei tessuti epiteliali, che se opportunamente “mascherata” potrebbe scongiurare il rischio di infezione. La proteina si chiama TIM-1 ed è la prima molecola a essere identificata come recettore dei due virus mortali. A scoprirlo è stato un team internazionale di ricercatori guidati da Wendy Maury dell’Università dell’Iowa, che ne dà notizia in uno studio su Pnas.

I virus dell’Ebola e di Marburg appartengono alla famiglia delle Filoviridae, e possono infettare la specie umana o i primati causando febbri emorragiche in alcuni casi letali, dal momento che, a oggi, non esiste una cura. Il meccanismo di diffusione avviene per via aerea e per contatto con mucose e liquidi biologici infetti. 

Un modo per fermare l’infezione potrebbe essere quello di bloccare l’ingresso dei virus nelle cellule, ma per farlo è necessario scoprire il modo in cui i patogeni riescono a farsi strada nell’ospite. Ed esattamente questo sono riusciti fare i ricercatori. Tramite approcci di bioinformatica, gli studiosi hanno scoperto che i virus si legano alla proteina TIM-1 (Tcell Immunoglobulin Mucin Domain 1), normalmente espressa negli epiteli – come quelli delle mucose delle vie aeree e dell’occhio. Una volta identificata la proteina, i ricercatori ne hanno modificato artificialmente l’espressione in alcune linee cellulari coltivate in laboratorio, creando delle cellule che avevano in un caso una maggiore quantità di proteina TIM-1, nell’altro una quantità minore; le due linee sono poi state esposte ai virus. I ricercatori hanno così scoperto che più proteina TIM-1 è presente e più facilmente i virus riescono a entrare nelle cellule. Come ulteriore prova, gli scienziati hanno infine sviluppato una molecola in grado di legarsi alla TIM-1, occupando in questo modo il sito di legame per i virus: l’anticorpo monoclonale ARD5. Questo significa che è possibile mascherare il recettore, impedendo ai virus dell’Ebola e di Marburg di entrare nelle cellule.

Sebbene, con ogni probabilità, la proteina TIM-1 non sia l’unico recettore attraverso cui i virus riescono ad infettare l’ospite, la scoperta potrebbe essere utile in futuro per sviluppare degli anticorpi monoclonali che funzionino anche per la specie umana, cercando in questo modo di arginare le infezioni.

Riferimenti: doi: 10.1073/pnas.1019030108 

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