Batteri: più sono resistenti e più si riproducono

Grazie alla comparsa, nel loro corredo genetico, di uno o più geni, i batteri sono in grado di sopravvivere agli antibiotici e alle altre sostante utilizzate per combatterli. Ma non è tutto: i microrganismi che hanno acquisitato la resistenza iniziano anche a riprodursi più velocemente. A rivelarlo è un gruppo di ricercatori del Centro de Biologia Ambiental della Universidade de Lisboa e del Instituto Gulbenkian de Ciência (entrambi in Portogallo), grazie a uno studio condotto su Escherichia coli e pubblicato su PLoS Genetics.

I batteri diventano resistenti agli antibiotici sia attraverso la comparsa di mutazioni genetiche, che possono verificarsi quando i microbi vengono a contatto con i farmaci utilizzati per il loro controllo, sia acquisendo i geni della resistenza – sotto forma di un frammento di Dna circolare detto plasmide – da altri batteri. In seguito alla divisione della cellula batterica, da cui originano nuovi individui, queste mutazioni e geni vengono trasmessi di generazione in generazione. Tali eventi però, come qualsiasi tipo di manomissione, peggiorano l’efficienza cellulare, e portano in genere al rallentamento dei tassi di riproduzione.

Non sempre, però. I ricercatori portoghesi si sono infatti accorti che nei batteri nei quali la resistenza è data contemporaneamente da entrambi i meccanismi, la divisione cellulare, e quindi la nascita di nuovi individui, avviene molto più velocemente. In particolare, gli scienziati hanno riscontrato tassi di riproduzione superiori del 10 percento, rispetto a quelli normali, quando la mutazione genetica si verifica in un batterio che ha già il plasmide della resistenza. Al contrario, se nelmicrorganismo avviene prima la mutazione e poi l’acquisizione del cromosoma circolare, il tasso di divisione aumenta addirittura di oltre il 30 percento.

 A causa dell’impiego sempre più frequente e spesso improprio di sostanze antibatteriche, la comparsa di ceppi resistenti e dannosi per l’essere umano costituisce talvolta un problema difficile da gestire, soprattutto negli ospedali. Questa scoperta, aiutando a capire in che modo evolvono le popolazioni batteriche e quanto velocemente si accrescono le colonie dopo la comparsa di questi nuovi geni, potrebbe essere utile nel tentativo di limitare il problema.

Riferimento: PLoS Genet: doi:10.1371/journal.pgen.1002181

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