Legge 40, stop alle nuove linee guida

Le nuove linee guida per la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita sono state bloccate. Quelle proposte dall’ex sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, e arrivate ieri all’Istituto superiore di Sanità e al Consiglio superiore di Sanità – e che hanno sollevato un gran polverone mediatico – non dovranno più essere giudicate dai due organi. L’ex ministro Ferruccio Fazio, infatti, non ha sottoscritto il decreto ministeriale, e ora che un nuovo Governo è stato formato, l’iter per delle nuove guida dovrà ricominciare (qui il link ai testi del 2004 e del 2008).

“La legge prevede che ogni tre anni vengano redatte delle nuove linee guida. Non si tratta, però, di un obbligo, quindi bisognerà vedere se il nuovo Governo deciderà di emanarle o meno”, chiarisce l’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e presidente dell’associazione Amica Cicogna. 

Molto rumore per nulla? Non esattamente, dice Gallo: “Se la notizia non fosse stata resa pubblica, ora avremmo le nuove linee guida, il cui contenuto – che ho potuto visionare in via riservata – rappresenta un abuso di potere e contraddice le norme sulla privacy, sulla discriminazione e la stessa legge 40 in diversi punti”. 

Il testo, infatti, avrebbe consentito l’accesso alla fecondazione assistita, oltre che alle coppie infertili, solo alle coppie fertili in cui il partner maschile risultasse affetto da Hiv, Hbv e Hcv, escludendo i casi in cui fosse la donna ad avere una malattia virale. Sarebbero restate escluse anche le coppie portatrici di malattie genetiche, come d’altronde era prevedibile. Si sarebbe tornati indietro anche sull’obbligo di impianto di embrioni non sani. “Un altro punto riguarda il sistema di identificazione dei pazienti che accedono alla fecondazione assistita, una vera e propria schedatura che lede il diritto alla privacy”, continua l’avvocato.

Questi sono i motivi per cui – secondo Gallo – sarebbe possibile impugnare le linee guida nel caso in cui il nuovo ministro alla salute, Renato Balduzzi, decidesse di riprendere questo stesso testo, e l’Iss e il Consiglio superiore di sanità dessero un parere positivo.

Credit per l’immagine: Wikipedia

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