Arriva la scimmia multigenoma

Si chiamano RokuHex e Chimero e sono le prime scimmie chimera, vale a dire che, al pari della mitologica Chimera greca, anch’esse sono fatte mescolando insieme parti di diversi animali. In realtà non si tratta proprio di parti e di animali, quanto piuttosto di genomi: le tre scimmiette si sono infatti sviluppate a partire da diversi embrioni di scimmie reso fatti crescere insieme. In altre parole, ogni scimmia ha più genomi nelle cellule del proprio organismo (fino a sei, e non è un caso che il nome di Roku ed Hex, i gemellini, indichi appunto questo numero, in giapponese e greco). Come a dire che ogni animale è uno e tanti allo stesso tempo, un mosaico genetico, tanto che Roku è sì biologicamente maschio, ma è fatto di cellule anche femminili, come riporta il Guardian

Le tre scimmiette sono nate all’Oregon National Primate Research Center della Oregon Health and Science University di Portland (Usa), grazie agli scienziati guidati da Shoukhrat Mitalipov, che su Cell raccontano in che modo siano riusciti a produrre i primati chimera. In primo luogo i ricercatori hanno provato a introdurre cellule staminale embrionali e staminali pluripotenti (derivanti dagli stati relativamente avanzati di sviluppo embrionale, che sono ancora capaci di differenziarsi in tutti i tessuti di un organismo ma non possono originare i tessuti extraembrionali, come la placenta) in una blastocisti di scimmia reso, per creare embrioni chimera

Ma a differenza di quanto accade per i topi, come riporta e!Science, queste linee cellulari non sono state in grado di originare embrioni chimera nelle scimmie. È andata meglio con cellule molto più giovani potenti, le cellule staminali totipotenti (derivanti da uno stadio molto precoce di sviluppo embrionale, quando ancora viene mantenuto il potenziale di originare anche tessuti extraembrionali). 

In questo caso infatti, gli scienziati sono riusciti a produrre blastocisti chimeriche vitali, facendo crescere insieme direttamente più embrioni, costituiti solo da cellule totipotenti (allo stadio di appena 4 cellule). Una volta impiantate nell’utero di femmine reso queste blastocisti hanno poi portato alla nascita di Roku, Hex e Chimero. “Le cellule (derivanti dai diversi embrioni, ndr) non si fondono mai, ma rimangono insieme e lavorano insieme per formare organi e tessuti”, ha spiegato Mitalipov a Wired.co.uk. E per quello che hanno potuto osservare finora gli scienziati le tre scimmiette si mantengono in piena salute

Ma il significato della scoperta va ben oltre il successo delle prime scimmie multigenoma. In primo luogo il fallimento degli esperimenti con le staminali embrionali e le staminali pluripotenti mette in discussione il reale potenziale di originare tessuti biologici funzionanti delle linee cellulari coltivate in laboratorio, ma non solo, come spiega Mitalipov: “Il nostro è un traguardo importante perché abbiamo dimostrato una differenza chiave tra le diverse specie e tra i differenti tipi di cellule, che si rifletterà sulla nostra conoscenza delle cellule staminali e sul loro possibile utilizzo nella medicina rigenerativa.

Le terapie basate sull’utilizzo di cellule staminali rappresentano infatti un’opportunità importante per la medicina (per esempio potrebbero essere utilizzate per rimpiazzare le cellule produttrici di dopamina nei malati di Parkinson), ha spiegato Mitalipov: “Ma se vogliamo trasferire le terapie basate sulle staminali dai laboratori alla clinica e dal topo all’uomo, abbiamo bisogno di capire cosa queste cellule dei primati possono o non possono fare. Abbiamo bisogno di studiarle nell’uomo, inclusi gli embrioni umani” ha concluso il ricercatore.

via wired.it 

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