Tutti i numeri della bioetica

Nonostante la crisi economica, i temi di bioetica che incidono direttamente sulle scelte degli italiani – come le questioni di fine vita o l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita – trovano ancora ampio spazio nel dibattito pubblico. Siamo insomma un paese sempre più attento ai risvolti della scienza sulla vita privata. A dirlo è il Rapporto Italia 2012 (qui una sintesi) pubblicato dall’istituto di ricerca Eurispes. Ecco un estratto delle principali tematiche inerenti alla salute.

Procreazione assistita
In costante crescita il numero di coppie che fanno ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma): nel 2009 sono state più di 64mila a ricevere un trattamento, così come è in crescita anche l’età media delle donne che si sottopongono a Pma (da 35 a 36 anni). Gli ultimi dati parlano di ben 85mila cicli di fecondazione avviati e di circa 14mila gravidanze ottenute nel 2009. Sotto osservazione anche il caso del turismo procreativo, in costante ascesa da quando, a partire dal 2004, la legge n° 40 ha imposto l’impianto obbligatorio dei 3 embrioni prodotti per volta. Secondo gli ultimi dati, sono state 2700 le coppie italiane che si sono rivolte a centri Pma esteri per la fecondazione eterologa, vietata in Italia, nel periodo giugno 2009 – luglio 2010 (vedi Galileo: Eterologa: 2700 coppie in esilio).

Interruzione di gravidanza
Quando si parla di salute riproduttiva, il 58 per cento degli italiani si dice favorevole all’utilizzo alla pillola abortiva Ru-486 (contrario il 39 per cento), attualmente disponibile nel nostro paese. Tuttavia, il dibattito pubblico sull’interruzione di gravidanza non ha ancora affrontato il caso (vedi Galileo: Cos’è la pillola dei cinque giorni dopo?) dei nuovi farmaci contraccettivi in vendita in Italia.

Testamento biologico
Negli ultimi 5 anni, la percentuale degli italiani favorevoli all’introduzione di una legge sul testamento biologico non è mai scesa al di sotto del 70 per cento. Il picco di consensi è stato raggiunto nel 2010, quando l’81per cento dei cittadini si diceva ben disposto ad accogliere una regolamentazione delle volontà di fine vita. Successivamente, con la discussione del disegno di legge Calabrò (vedi Galileo: Fermiamo una legge contro il testamento biologico) – che permette ai medici di non tenere conto delle disposizioni espresse dal testamento biologico – il consenso è sceso al 77 per cento. I dati preliminari raccolti a gennaio 2012 vedono addirittura un incremento dei contrari, ora al 30 per cento, e un ulteriore ridimensionamento dei favorevoli, che scivolano al 65 per cento.

Eutanasia
Su questo tema l’opinione pubblica resta divisa in due. Il 50 per cento degli italiani è favorevole all’idea che una persona in gravi condizioni di salute possa richiedere l’interruzione volontaria della vita, mentre il 47 per cento è contrario a ogni forma di eutanasia. Ben diversa è la questione del suicidio assistito richiesto per ragioni estranee allo stato di salute. Il 72 per cento degli italiani si dice fermamente contrario alla possibilità che un medico possa aiutare una persona a mettere fine alla propria vita, contro il 25 per cento di favorevoli. In entrambi i casi, l’Italia ha comunque bisogno di affrontare con chiarezza questo genere di questioni tanto delicate.

“Oggi l’eutanasia è tornata ai margini dell’agorà pubblica”, ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “È confinata nel privato di tragedie consumate nel silenzio e nella clandestinità. E così la parola “eutanasia” torna ad assumere un significato ambiguo che può riferirsi a situazioni diverse, opposte: può significare l’eutanasia legale che non esiste ancora, fatta di regole, volontà e responsabilità come chiedeva il radicale Welby, ma anche l’eutanasia clandestina che esiste e si rafforza, fatta di rischio e complicità compassionevole, nel migliore dei casi, oppure, nei peggiori dei casi, fatta di abuso, prevaricazione e omicidio del debole”.

Credits immagine a Michael @ NW Lens / Flickr

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