I bambini preferiscono gli animali ai giocattoli

Gli animali sono molto più interessanti di giocattoli e pupazzi. Anche per i bambini di appena 11 mesi, e la preferenza riguarda persino le specie generalmente temute dagli adulti, come serpenti e ragni. È quanto afferma uno studio pubblicato online sul British Journal of Developmental Psychology, condotto da Vanessa LoBue della Rutgers University e da alcuni ricercatori del Child Study Center dell’Università della Virginia.

Gli scienziati hanno studiato il comportamento di bambini di età fra gli 11 e i 40 mesi durante sedute di gioco libero, nelle quali i piccoli potevano interagire con diversi giocattoli e con alcuni animali – un criceto, un pesce, un geco, un ragno e un serpente – contenuti in teche o gabbie. I bambini sono stati osservati mentre giocavano da soli e, successivamente, mentre uno dei genitori partecipava alle attività.

In entrambi i casi i bambini hanno dedicato maggiore attenzione agli animali, guardandoli, indicandoli e avvicinandosi alle teche un numero di volte significativamente superiore rispetto a quanto non abbiano fatto con i giocattoli. In presenza e per influenza dei genitori, l’attenzione verso gli animali è aumentata, e anche la “qualità dell’interesse” è risultata superiore: rivolgendo l’attenzione agli animali, i piccoli gesticolavano e vocalizzavano di più. I bambini hanno preferito ai giocattoli anche gli animali potenzialmente pericolosi, un comportamento che potrebbe essere stato influenzato dal fatto che fossero chiusi nelle teche.

Per gli autori dello studio, questi risultati avvalorano la teoria secondo cui l’essere umano ha una naturale affinità con gli altri esseri viventi. “Il fatto che i bambini trovino gli animali così interessanti”, ha aggiunto LoBue della British Psychological Society, coautore dello studio, “suggerisce che questi possano beneficiare della presenza di animali nel corso della loro vita. La nostra ricerca sostiene la tesi che vede negli animali un valido supporto per l’apprendimento”.

Riferimenti: British Journal of Developmental Psychology doi: 10.1111/j.2044-835X.2012.02078.x

Credit immagine a Photorolo/Flickr 

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