Valutazione della ricerca: il bando non considera la maternità

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che l’Associazione Donne e Scienza ha inviato all’ANVUR con lo scopo di contribuire alla realizzazione di un più equo e giusto sistema di valutazione della ricerca.

All’attenzione del Presidente dell’ANVUR Dott. Stefano Fantoni
All’attenzione dei componenti del Consiglio Direttivo,
Dott.ssa Luisa Ribolzi, Dott. Sergio Benedetto,
Dott. Andrea Bonaccorsi, Dott. Massimo Castagnaro,  
Dott.ssa Fiorella Kostoris Padoa Schioppa, Dott. Giuseppe Novelli

Roma, 23 maggio 2012

Come Associazione Donne e Scienza, impegnata sia a livello nazionale che a livello europeo alla costruzioni di politiche di gender mainstreaming nelle varie istituzioni di ricerca pubbliche e private, come segnalato da varie raccomandazioni europee, vogliamo segnalare alla Vostra attenzione una criticità del Bando ”Valutazione Nazionale della Ricerca (VQR 2004-2010)”. In tale bando viene stabilito (vedi Tabella 3) il numero di prodotti che ogni singolo soggetto valutato deve aver realizzato nel periodo di tempo considerato.

Tutti i soggetti valutati devono contribuire con i propri prodotti nell’ambito degli obiettivi dei singoli stabiliti dal Bando. Il MIUR ha specificato che non sarà effettuata una valutazione dei singoli soggetti. Tuttavia i Direttori di ogni Istituto e i Rettori delle varie Università hanno stilato una lista con gli obiettivi di produttività assegnati ad ogni singolo soggetto in conformità al bando.

Ci si aspettava che la maternità come definita dalla normativa italiana, nello specifico del congedo di maternità obbligatorio, nella riduzione dell’orario di lavoro nel primo anno di vita per l’allattamento e dei facoltativi congedi parentali (Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151), avesse un’influenza non trascurabile nei meccanismi di valutazione della produttività.

Tuttavia il bando è molto generico al riguardo, non riporta nessun riferimento alla normativa specifica in materia. A pagina 8 si dice che solo chi ha cumulato un periodo superiore ai due anni, nel computo  del quale entrano anche le malattie, può  sottomettere un numero di prodotti ridotto di 1/3.

”Nel caso di periodi di congedo avvenuti nel settennio ai sensi dell’articolo 13 del DPR 32 del 1980 o, comunque, per motivi estranei allo svolgimento di attività di ricerca, quali maternità, congedo parentale, malattia, ecc., il numero di prodotti da presentare è ridotto di 1/3 rispetto al valore indicato nella Tabella 3 per congedi di durata complessiva compresa fra 2 e 4 anni, e di 2/3 per congedi di  durata complessiva fra 4 e 6 anni. Per congedi superiori ai 6 anni si è esentati dall’esercizio dell’autovalutazione. Il numero di prodotti attesi risultante, se decimale, si arrotonda per difetto.”

Quindi ogni donna che porta avanti una maternità ‘fisiologica’ cumulando 5 mesi di congedo obbligatorio e un anno di orario ridotto per allattamento non raggiungerà mai il periodo di due anni necessario alla riduzione. Mentre è un fatto che nel primo anno di vita del bambino si fa fatica a tenere il passo con la produttività di chi non è impegnato nel carico di cura genitoriale. Un analogo discorso è applicabile in misura proporzionale anche ai padri in regime di congedo parentale.

Date queste premesse, riportiamo la vostra attenzione su quanto espresso nella normativa esistente in materia di tutela della maternità (Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151) e di conciliazione lavoro-famiglia (Decreto Legislativo 11 aprile 2006, n.198). Le domande specifiche che poniamo sono le seguenti:

1) E’ possibile che una singola maternità non conti nulla, e che si richieda ad una donna una produttività uguale a chi non ha avuto questa esperienza?

2) Nel Bando non viene fatta sufficiente chiarezza sulle modalità di conteggio della molteplicità dei periodi di congedo aprendo la strada ad una discrezionalità di metodo nella loro valutazione. In molti Enti e/o Università molte donne che hanno avuto un figlio non hanno ricevuto alcuna diminuzione di prodotti. Le chiediamo quindi come devono essere conteggiati i diversi periodi di congedo.

Ci preme dunque portare la vostra attenzione su questi elementi per contribuire a migliorare il processo di valutazione.

Il sistema italiano della Ricerca sta cercando di rinnovarsi, pensiamo che lo debba fare rispettando il lavoro che le donne portano avanti con le loro specificità.

Associazione Donne e Scienza
Cristina Mangia

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