Perché è così difficile agire bene con gli animali

Hal Herzog
Amati, odiati, mangiati
Bollati Boringhieri 2012, pp. 420, euro 22,00

Eravamo pronti, con il nostro modesto bagaglio di conoscenze bioetiche e filosofiche, accuratamente selezionate per l’occasione, ad affrontare una lettura che immaginavamo sobria, accademica, scientificamente rigorosa, degna della ingessata saggistica nostrana. Insomma, noiosa quanto basta per essere giudicata autorevole. Appena letto il sottotitolo, “Perché è così difficile agire bene con gli animali”, eravamo corsi a indossare i panni del serio studioso disposto a prendere appunti sulla morale, sull’evoluzione concettuale e storica del rapporto tra uomo e animale, sulle differenti correnti di pensiero, sul punto di vista delle principali religioni nei confronti delle altre specie viventi.

Ci siamo accorti subito invece di essere fuori luogo, come chi si presenta in smoking a un pigiama party. Il libro di Hal Herzog ci spiazza sin dalle pagine iniziali, perché molto prima di entrare nel vivo delle riflessioni sui massimi sistemi ci ritroviamo inaspettatamente a ridere di ciò che leggiamo. Se dovessimo etichettarlo ricorrendo a un unico aggettivo, la scelta cadrebbe inevitabilmente su “divertente”.

A provocare tanto sonoro buon umore sono i diffusi atteggiamenti degli umani nei confronti degli animali, le varie e opposte posizioni personali rivendicate ogni volta come le sole eticamente corrette, che, però, sotto l’acuta e impietosa lente dello psicologo americano appaiono paradossali se non addirittura grottesche.
Come la mettiamo per esempio con quel 70 per cento di animalisti decisi a battersi perché dai negozi vengano banditi capi d’abbigliamento di provenienza animale, dimenticandosi delle cinture e delle giacche di pelle che hanno indosso? L’incoerenza non è una colpa da condannare senza possibilità di appello, ma un atteggiamento che ha una spiegazione psicologica, dice Herzog. La condotta umana può essere rappresentata schematicamente dal modello delle tre attitudini “A-B-C” , dove A sta per affect, B per behaviour e C per cognition. Difficile trovarle tutte in perfetta sintonia.

La nostra parte razionale potrebbe, per esempio, condividere le tesi dei vegetariani contro il consumo di carne, con eventuali ripercussioni sulla componente emotiva, senza però riuscire a influenzare troppo la scelta del menu. I casi in cui comportamento, pensiero ed emozioni si rinforzano reciprocamente sono rari.

Ed Herzog, che motiva tutte le sue affermazioni attingendo a piene mani dalla letteratura scientifica o da studi da lui stesso condotti, lo ha potuto sperimentare sui suoi studenti: alla domanda se consideravano gli animali “esattamente come gli esseri umani sotto tutti gli aspetti importanti”, il 47 % ha risposto di sì. Ma la metà di questi si è dichiarata favorevole all’impiego degli animali nella ricerca biomedica, il 40% all’utilizzo di organi animali per trapianti su umani, il 90% ammetteva candidamente di nutrirsi di quegli stessi animali che poco prima aveva considerato uguali “sotto tutti gli aspetti importanti” a se stesso.

Il libro di Herzog, indagando il rapporto con gli animali, fornisce ai lettori preziosi dettagli sul modo di agire degli umani. Non ne usciamo bene: incoerenti e un po’ troppo superficiali.

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