I geni si possono brevettare?

(Credits: Ian Glover/Flickr CC)

60 anni fa, James Watson Francis Crick pubblicavano su Nature uno degli articoli più importanti della storia: due paginette che spiegavano agli altri ricercatori la struttura dell’acido desossiribonucleico, il dna. Circa vent’anni dopo, il microbiologo Ananda Chakrabarty dava inizio a una delle più grandi battaglie sui brevetti americani, richiedendo che il suo batterio mangia petrolio venisse riconosciuto come un’invenzione. Oggi, dopo lo storico caso Diamond v. Chakrabarty, gli Stati Uniti tornano a discutere sulla brevettabilità del materiale biologico con la causa Association for Molecular Pathology v. Myriad Genetics, per la quale è attesa una sentenza della Corte Suprema Usa verso giugno. 

Il complicato caso cominciato nel 2009 è stato sentito la scorsa settimana–  per Businness Insider è tra quelli potrebbero cambiare al vita degli americani quest’anno – e riguarda stavolta la brevettabilità dei geni umani isolati dalle aziende biotecnologiche. Al centro della questione in particolare rientrano i geni che possono indicare la predisposizione di una donna all’insorgenza di cancro al seno e alle ovaie, i geni Brca, che la Myriad clonò negli anni Novanta e dei quali brevetti l’azienda rivendica oggi la validità

A fronteggiarsi sono da una parte le associazioni dei pazienti di cancro scienziati che sostengono la non brevettabilità del materiale biologico, che già esiste in natura, e per i quali un riconoscimento in questa direzione potrebbe compromettere significativamente la ricerca, dall’altra gli interessi dell’azienda Myriad, che sostiene come i geni isolati non esistano in natura (analogo caso si è concluso in Australia, con la vittoria delle aziende di biotech). 

La battaglia insomma scorre sul sottile filo che separa le definizioni di materiale genetico esistente, isolato e clonato e sulla possibilità di utilizzarlo o meno come marcatore diagnostico. Ma è anche qualcosa di più, come racconta Wired.com, perché in ballo c’è il futuro della medicina. 

“Abbiamo bisogno di fornire istantaneamente le informazioni ai pazienti e ai loro medici e non di passare attraverso questi folli giri per pagare il detentore del brevetto”, spiega Dietrich Stephan, Ceo della Sv Bio e fondatore dell’azienda di test genetici Navigenics, riferendosi al monopolio della Myriad con i suoi brevetti sui geni Brca (ricordiamo che l’azienda non è l’unica a possedere brevetti sui geni, ma ci sono anche la 23andMe, la GenentechHarvard, il Mit e la University of California, per esempio). Per Stephan inoltre materia brevettabile non dovrebbe essere il gene in sé, quanto piuttosto innovazioni sui metodi di diagnostica genetica. Rochelle Dreyfuss della New York University School of Law, esperto di brevetti e proprietà intellettuale, rincara la dose sostenendo inoltre che il diritto delle persone di conoscere quanto nascosto dentro al proprio corpo

Dall’altra parte, invece, aziende come Myriad parteggiano per la brevettabilità dei geni in nome del fatto che senza incentivi le aziende non sarebbero pronte a scommettere anni di ricerca e lavoro per raggiungere risultati importanti. Questione di competizione e ricerca insomma e, ovviamente, di affari

Via: Wired.it

Credits immagine: MIKI Yoshihito (´・ω・)/Flickr

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