Ricostruire sì, ma dove?

La Città della scienza verrà ricostruita dov’era, ma non com’era: sarà più piccola di mille metri quadri sul versante fronte mare. In pratica, la parte andata distrutta nel rogo del 4 marzo scorso verrà ricostruita solo parzialmente in loco. Il science centre di Bagnoli ha un’estensione di 70mila metri quadri, di cui 45mila sono costituiti da aree coperte; nel rogo sono andati in fumo circa 8mila metri quadri corrispondenti al Museo e all’Officina dei piccoli.

La questione del possibile spostamento di Città della Scienza ha dato origine a un acceso contrasto fra l’amministrazione napoletana e la Fondazione Idis, che gestisce il science centre. L’amministrazione De Magistris spingeva per la completa delocalizzazione nell’area dell’ex acciaieria Italsider, mentre la Fondazione Idis sosteneva fortemente la ricostruzione in loco. La commissione interistituzionale, voluta dagli ex ministri Fabrizio Barca e Francesco Profumo, ha optato per una soluzione mista che prevede la riduzione dell’estensione del Museo e la dislocazione di mille metri quadri più a monte. Per la precisione nel lotto 2 accanto al museo Corporea dall’altro lato di via Coroglio, a rafforzamento dell’incubatore d’impresa, che rappresenta un sistema a supporto dello sviluppo locale, centro di diffusione e trasferimento dell’innovazione. Una soluzione che soddisfa anche Vittorio Silvestrini, fondatore di CdS e presidente della Fondazione Idis e che, come ha spiegato il sindaco di Napoli, permette di cominciare immediatamente l’iter amministrativo per la sua realizzazione.

L’arretramento del Museo permetterebbe di guadagnare spiaggia, questo l’auspicio di molti cittadini napoletani e del Comitato “una spiaggia per tutti” che il 10 maggio scorso ha organizzato un convegno insiema alla città di Barcellona. Come ha spiegato anche il sindaco de Magistris il recupero dell’arenile di Bagnoli permetterebbe ai cittadini di avere una spiaggia pubblica, la prima a Napoli, nel recupero del contesto naturalistico e paesaggistico e nello sviluppo di insediamenti produttivi. A tal proposito ha citato l’arenile di Barceloneta a Barcellona come esempio di una corretta partecipazione privata a un progetto pubblico nell’interesse dello sviluppo economico e sociale. Il progetto del comune prevede quidni la bonifica sia del tratto di costa sia dei fondali marini particolarmente inquinati a causa dell’attività ultradecennale dell’ex acciaieria Italsider e dell’ex Cementir specializzata nella produzione di Eternit.

Purtroppo, però, da uno studio dell’Università Federico II di Napoli del 2009, pubblicato sulla rivista Journal of Geochemical Exploration, emerge la necessità di bonificare in prima battuta l’entroterra, in quanto la colmata veicola gli elementi inquinanti che infiltrandosi nel sottosuolo finiscono nel mare. In più, al momento,  le due aree industriali sono state poste sotto sequestro preventivo, con l’accusa di omessa bonifica che vede coinvolti politici delle passate amministrazioni, manager pubblici e i dirigenti di Bagnolifutura; ciò andrebbe a pregiudicare anche il risanamento della spiaggia e del mare antistante. Insomma, il progetto di recupero dell’arenile non sembra potersi realizzare in tempi brevi.

Per quel che riguarda la tempistica di ricostruzione del Museo scientifico bisognerà attendere il dissequestro dell’area incendiata per procedere con la messa in sicurezza. Nel 2014 si potrebbe dare l’avvio ai lavori che in 24 mesi potrebbero permettere l’apertura della nuova città della scienza che sarà, citando Vincenzo Lipardi  consigliere delegato di Città della Scienza, “com’era e più bella di prima”.

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