Arriva il drone controllato dalla mente

    Dopo il braccio, la sedia e varie altre amenità, ecco che finalmente anche i droni entrano ufficialmente nel novero dei gadget – se è consentito chiamarli così – controllabili con il pensiero umano. Ma niente paura, almeno stavolta: la tecnologia che permette di pilotare i velivoli usando la mente non sarà applicata in campo militare, giurano gli sviluppatori, un’équipe della University of Minnesota. Anzi, avrà uno scopo molto più nobile: aiutare le persone con disabilità motorie, una volta perfezionata la tecnica e sostituiti i droni con esoscheletri, sedie a rotelle o protesi bioniche.

    Il drone, un elicottero quadrimotore costruito dall’azienda francese Parrot, si è rivelato capace di muoversi in tutte le direzioni mentre il pilota semplicemente pensava a tali comandi. Ed è riuscito addirittura a compiere delle evoluzioni, volando attraverso dei cerchi rigidi di dimensioni sempre più piccole. Sono state eseguite due prove, come descritto sul Journal of Neural Engineering: la prima con 14 elettrodi a bassa precisione, per calibrare l’apparato; poi, per la prima volta, è stata usata una cuffia elettroencefalografica con 64 elettrodi applicati sul cuoio capelluto del pilota. Il risultato è stato un controllo estremamente preciso, molto più di tutti gli esperimenti precedenti.

    Il trucco per ottenere prestazioni del genere, spiegano i ricercatori, è quello di elaborare un pensiero molto caratteristico per ogni movimento desiderato. Ad esempio, per muovere il drone a destra il pilota immaginava di stringere il pugno della mano destra, mentre per spostarlo verso l’alto immaginava di stringere entrambi i pugni, e così via. Questa procedura ha fatto sì che l’output ricevuto dalla corteccia motoria e rilevato dall’elettroencefalogramma fosse nitido e distinguibile, a differenza di quanto sarebbe avvenuto con pensieri più vaghi, riferiti a un concetto generico di movimento.

    Secondo Tre Azam, Ceo di MyndPlay, un’azienda londinese che già usa queste tecnologie applicandole all’interazione umana con video e oggetti multimediali, l’impresa dell’équipe del Minnesota è un’ulteriore prova che il rilevamento elettroencefalico è pronto al debutto: “Continuiamo a sentire di iniziative interessanti come questa e su come tali tecnologie possano essere applicate nel futuro. Ma la realtà è che il futuro è adesso“.

    Via: Wired.it

    Riferimenti: Journal of Neural Engineering doi:10.1088/1741-2560/10/4/046003

    Credits immagine: Don McCullough/Flickr

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