Perché il Dna non si può brevettare

Con una sentenza storica, e attesa da tempo, ieri la Corte suprema degli Stati Uniti ha dichiarato che i geni, nella loro forma naturale, non sono brevettabili, solo per il fatto di essere stati isolati. Al contrario possono essere coperti da proprietà intellettuale geni modificati, quelli prodotti in laboratorio, anche a partire da controparti naturali. Una distinzione fondamentale e che rende gli effetti della sentenza sull’ industria biotecnologica e sulla medicina non di facile interpretazione, con alcuni esperti che prevedono grandi ripercussioni, altri invece no. Vediamo perché. 

La sentenza della Corte suprema si riferisce al caso della Association for Molecular Pathology v. Myriad Genetics, sulla brevettabilità o meno delle sequenze dei geni Brca isolati dall’azienda che ha poi sviluppato un test per scoprire o meno la presenza delle forme mutate che aumentano il rischio di cancro al seno e alle ovaie (la ragione della mastectomia preventiva di Angelina Jolie), di fatto ottenendo il monopolio sulla metodica messa a punto. 

Il verdetto ha stabilito che sebbene le sequenze isolate dal Dna non possano essere brevettate, sono eleggibili di brevetto i prodotti derivati da questi, le sequenze sintetiche, come il Dna complementare o cDna: Dna ottenuto dall’mRna, la copia di un gene da cui ha inizio la sintesi proteica (di fatto si tratta di una forma editata del gene originale, privata cioè delle sequenze non codificanti, gli introni). In questo modo, come fanno sapere anche dalla Myriad Genetics, alcune rivendicazioni dell’azienda sono valide e altre no, perché basate o meno sull’utilizzo del Dna editato. “A seguito della decisione”, scrive l’azienda “la Myriad ha più di 500 rivendicazioni valide e applicabili in 24 diversi brevetti che conferiscono una forte protezione di brevetto per il suo test Brca Analysis”. 

Insomma, la Myriad non festeggia, ma neanche si piange addosso. Ma cosa significa che si possa brevettare il Dna modificato e non il Dna naturale? Cosa comporta per la medicina diagnostica e le biotecnologie in generale questa distinzione? 

Dal momento che non è necessario disporre di cDna per sviluppare un test diagnostico, e che i geni che occorrono in natura non si possono brevettare, è probabile che ora diverse aziende metteranno a punto il proprio test, contrastando il monopolio della Myriad in Usa, come annuncia al New Scientist Sherri Bale, amministratore delegato di GeneDX, azienda di analisi genetiche del Maryland. In questo senso le ripercussioni della sentenza possono sembrare notevoli, ma quanti sono davvero i test per cui ad oggi le varie aziende di biotech pagano le royalties perché coperti da brevetti? Non molti, secondo Bale, che fa sapere come solo l’8% dei test da loro effettuati rientrano in questa categoria. E questo perché la tecnologia del sequenziamento del Dna, della sintesi del cDna fanno già parte del passato, e le eventuali applicazioni brevettuali, in molti casi, sono ormai scadute. Anche gli stessi della Myriad, al centro del contendere, hanno data di scadenza nel 2015. 

Ma è anche vero che non ci sono solo test diagnostici e medicina. Resta infatti da capire ora che significato avrà la sentenza per tutti i casi relativi ai brevetti, nell’industria del biotech, basati su sequenze naturali (quasi 9mila negli Usa quelli ancora attivi), come quelle dei batteri. I detentori infatti potrebbero ritrovarsi all’improvviso privati di una proprietà intellettuale con cui hanno fatto affari. 

Via: Wired.it

Credits immagine: Diego Cantalapiedra/Flickr

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