Hiv, nelle scimmie i primi successi per un vaccino

La battaglia contro l’Aids prosegue un passo alla volta, laboratorio dopo laboratorio. Negli Stati Uniti la novità riguarda alcuni esemplari di macaco rhesus (Macaca mulatta), in cui il virus della Siv (Simian Immunodeficiency Virus, il virus di immunodeficienza delle scimmie considerato l’analogo dell’Hiv) sarebbe stato represso da una reazione immunologica innescata da un vaccino sperimentale. Uno studio pubblicato su Nature riporta i dettagli della ricerca che potrebbe aprire le porte a una nuova fase della lotta contro l’Hiv.

La ricerca condotta da Scott Hansen, biologo molecolare presso la Oregon Health and Science University (Ohsu), e Michael Piatak, virologo presso i Frederick National Laboratory ha preso in esame degli esemplari di macaco. Questi sono stati prima vaccinati (mediante un vaccino che utilizza una versione modificata del citomegalovirus, Cmv) e quindi esposti a infezione di Siv. Nel 50% circa degli animali i ricercatori hanno osservato che sì l’infezione virale si manifestava, ma che nel corso del tempo tutte le tracce riconducibili alla presenza del virus scomparivano. Fino a tre anni dopo la vaccinazione.

In pratica, il vaccino mediato da Cmv avrebbe innescato una reazione immunologica tale da reprimere con efficacia la diffusione del virus dell’immunodeficienza simiana. “Attraverso questo metodo siamo stati in grado di insegnare al corpo delle scimmie a preparare meglio le sue difese per combattere la malattia”, ha commentato  Louis Picker dell’Oregon Health and Science University, tra gli autori a capo dello studio: “Il nostro vaccino ha mobilizzato una risposta delle cellule T, che è stata in grado di sorpassare gli invasori Siv nel 50 per cento dei casi trattati. Inoltre, nei casi con una risposta positiva, i nostri test suggeriscono che il Siv sia stato cacciato dall’ospite”. Al momento gli scienziati stanno ora cercando di capire perché il vaccino si è mostrato efficace solo nel 50% degli animali, allo scopo di potenziarne l’attività. 

A conti fatti, i tre anni di studio condotti da Hansen, Piatak e il loro team hanno aperto uno spiraglio che lascia intravedere la possibile sperimentazione di un nuovo vaccino contro l’Hiv che prevenga l’insorgenza dell’Aids. Quando l’attenzione degli scienziati si sposterà dal Siv al virus che colpisce gli esseri umani, forse sarà possibile testare nuove terapie mirate. Oggi, infatti, due delle armi a disposizione dei medici compendono il trattamento con farmaci antiretrovirali e i trapianti di midollo (vedi Galileo: Hiv, il trapianto di midollo cancella il virus in due pazienti). La battaglia continua.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature12519

Credits immagine: Microbe World/Flickr

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