Le bambine preferiscono le bambole?

Macchine telecomandate e supereroi per i maschietti, bambole e cucine in miniatura per le femminucce. È il cosiddetto gender divide – discriminazione di genere, potremmo chiamarlo da noi – che riguarda il mondo dell’infanzia. Lo spiega bene Riley, un bambino americano di cinque anni, che si chiede con candore “perché tutte le bambine devono comprare giocattoli rosa e i bambini possono comprare giocattoli di colore diverso?” (il video, girato in un negozio di giocattoli, è diventato virale e conta oltre quattro milioni di visualizzazioni). Cordelia Fine, ricercatrice alla Melbourne School of Psychological Science e autrice del libro Delusioni di genere: la vera scienza dietro le differenze sessuali, ha provato a dare una risposta. In un articolo pubblicato su New Scientist, Fine spiega che “diverse campagne in tutto il mondo, tra cui Let Toys Be Toys”, unendosi alla voce di Riley, “hanno già espresso preoccupazione perché produttori e negozi, ormai, hanno orientato l’interesse delle bambine verso i due cosiddetti pilastri della femminilità – ‘sii attenta e sii carina’ – mentre il terreno più ampio ‘di tanti colori diversi’ è riservato ai soli ragazzi”. Un esempio sono due libri da colorare, intitolati rispettivamente Il mondo dei ragazzi e Il mondo delle ragazze, che pur promettendo di “aprire menti e cuori” e “allargare gli orizzonti” fanno l’esatto contrario.

La cosiddetta pinkification di giocattoli e libri (traduzione quasi impossibile in italiano), dice ancora Fine, potrebbe contribuire alla disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro. E, ancora peggio, polarizza i bambini verso stereotipi, dal momento che i giocattoli per maschi (veicoli, armi, costruzioni) promuovono competizione, controllo e dominazione, mentre quelli per bambine esaltanocooperazione e protezione familiare. “Stereotipi di genere che, se acquisiti durante l’infanzia, sono alla base di pregiudizi ben documentati, che per esempio fanno sì che gli uomini non partecipino responsabilmente alla vita domestica”.

È vero, esistono diverse argomentazioni a difesa del gender divide infantile. Le scimmie rhesus, per esempio, dimostrano preferenze sessuali già da piccole. E le bambine con iperplasia surrenale congenita (Cah), esposte ad alti livelli di testosteone nell’utero, sembrano più orientate verso i giochi da bambino. Ma ci sono anche evidenze opposte. Per quanto riguarda le scimmie, si chiede Fine, cosa dire dei cercopitechi, i cui esemplari maschi amano giocare con un cane di peluche? Allo stesso modo, inoltre, esperimenti più recenti e più rigorosi dal punto di vista metodologico rispetto al passato hanno mostrato che non ci sono diversità significative tra le preferenze dei bambini. Di prove scientifiche convincenti a supporto del gender divide, insomma, ce ne sono davvero poche: “L’attuale comprensione scientifica”, conclude Fine, “semplicemente, non supporta il punto di vista secondo il quale giochi e libri neutrali siano, al meglio, una barriera inutile rispetto a caratteristiche innate o, al peggio, un’ingerenza politicamente corretta rispetto alla vera natura dei bambini”.

Via: Wired.it

Credits immagine: merwing✿little dear/Flickr

1 commento

  1. Sarebbe ora che i genitori la smettessero di comprare giocattoli differenziati in base al sesso dei loro figli, anche perché i giocattoli per femmine sono spesso e volentieri molto più inerti, incapaci di stimolare a sufficienza la creatività e, quel che è peggio, instaurano già dalla tenera età degli stereotipi fisici e comportamentali che sarà poi difficile togliere dalla testa delle ragazze una volta cresciute.
    Inoltre queste scelte favoriscono una ghettizzazione di genere, portando i bambini ad interagire prevalentemente con coetanei dello stesso sesso durante i momenti ludici.

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