Particle Fever, il documentario sull’Lhc

È una macchina enorme il Large Hadron Collider (Lhc), l’acceleratore di particelle del Cern in Svizzera. È la più grande macchina mai costruita, un anello di 27 chilometri di magneti superconduttori che permettono a minuscole particelle di scontrarsi a velocità incredibili e così produrre altre particelle. Serve a verificare le teorie fondamentali della fisica, a capire meglio le fondamenta dell’Universo, a spiegare la realtà che vediamo e quella che non vediamo.

Tuttavia non è solo una macchina: è anche 10mila persone, scienziati e ricercatori, che passano la loro vita alcuni a formulare teorie, altri a sperimentarle, che scommettono tutto su uno scontro frontale tra un protone e un antiprotone, che si emozionano ed entusiasmano. Proprio queste emozioni e questo entusiasmo sono i protagonisti di “Particle Fever”, documentario che racconta la storia dell’Lhc, dalla sua costruzione all’annuncio, il 4 luglio 2012, della “scoperta” del Bosone di Higgs.

In particolare sono le emozioni e l’entusiasmo di un gruppo di scienziati coinvolti in prima persona, ma in modo profondamento diverso, in questa avventura. Alcuni, come Fabiola Giannotti e Monica Dunford, una post doc della University of Chicago con la passione dello jogging, alle prese con l’acceleratore. Altri, come i fisici teorici David Kaplan, della John’s Hopkins University di Baltimora e produttore del film, e Nima Arcani Hamed, star della fisica e docente a dell’Institute for Advanced Study Princeton (prima ad Harvard e Berkeley), per i quali invece gli esperimenti dell’Lhc sono invece la prima e per ora unica forma di verifica (smentita) dei loro decenni di studi.

Il film ovviamente spiega perché l’acceleratore è stato costruito, a cosa serve, come funziona. Cerca anche di chiarire concetti come il modello standard o la supersimmetria. Ci riesce solo fino a un certo punto: chi ha un’infarinatura di fisica, chi ha seguito la caccia al Bosone, vede alcune idee chiarirsi, chi è completamente digiuno prima di entrare in sala (o prima di cominciare la visione, visto che ancora non si sa se arriverà e quando nelle sale italiane) non sempre riesce a seguire le spiegazioni. Non per questo però si gode meno il documentario, anzi, esce con una grande voglia di saperne di più. Il grande merito del regista Mark Levinson, un altro fisico teorico, non è spiegare la fisica delle particelle al grande pubblico, è renderla umana ed entusiasmante; è farla diventare una superstar.

Credits immagine: µµ/Flickr

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