Quel legame fra orologio biologico e suicidi

Ognuno ha i propri ritmi quotidiani: il tempo di sonno necessario, la frequenza dei pasti sono funzioni che cambiano da persona a persona. Per chi soffre di disturbo bipolare questi ritmi, che hanno origine genetica, rivestono un’importanza particolare: variazioni genetiche dei meccanismi che regolano l’orologio biologico, insieme all’aver vissuto stress infantili, aumentano infatti in queste persone il rischio di suicidio. In particolare sono le mutazioni del cosiddetto gene “clock” le protagoniste fondamentali di questo legame, come ha dimostrato Francesco Benedetti, psichiatra all’Ospedale San Raffaele di Milano, che ha presentato i risultati dei suoi studi durante 9° FENS Forum di Milano.

CLOCK è l’acronimo di Circadian Locomotor Output Cycles Kaput, ed è uno dei principali meccanismi che regolano l’orologio biologico dell’organismo umano. “Con i miei studenti uso sempre una metafora”, ci spiega Benedetti. “Se l’orologio biologico fosse un orologio da polso, questo meccanismo genetico sarebbe il bilanciere interno, che oscillando fa muovere le lancette”. L’organismo umano possiede anche altri orologi periferici espressi in vari tessuti, come il fegato e i reni, ma tutti vengono coordinati da questo orologio centrale, che regola a cascata le espressioni di migliaia di geni. Nei soggetti sani, il gene mutato produce piccole variazioni dei ritmi quotidiani, che portano, per esempio, a preferire le ore serali per svolgere le attività lavorative o ad addormentarsi più tardi della media.

“Le persone affette da disturbi dell’umore sembrano mostrare una maggiore dipendenza dagli elementi che regolano i ritmi biologici, siano essi endogeni, come nel caso del Dna e di questo meccanismo genetico, siano essi esogeni, come il cambio di stagione e l’alternanza luce-buio. Le persone bipolari, in particolare, sembrano essere più sensibili a questi fattori”, continua il ricercatore italiano. Poiché è noto che per questi soggetti l’agire suicidario è preceduto da disfunzione dei ritmi, Benedetti ha deciso di capire come agissero le mutazioni del gene CLOCK in un campione di 89 pazienti. “Abbiamo dimostrato che effettivamente i fattori genetici che influenzano la disorganizzazione dei ritmi incidono anche sull’agire suicidario, ma solo a determinate condizioni”, spiega lo psichiatra. Lo studio ha dimostrato che sono infatti necessari eventi stressanti. Ciò che stupisce è che però non servono traumi infantili gravi, come violenze sessuali o psicologiche, o stress familiari, come quelli derivanti da un’educazione rigida. Bastano stress legati a situazioni che richiedono un riadattamento sociale, come il trasferimento in un’altra città.

Esistono altre mutazioni che agiscono positivamente sull’interazione tra stress e suicidi? “Esiste una mutazione di un altro gene dell’orologio biologico che ha un fattore protettivo nei confronti dei disturbi bipolari. Chi è in possesso di questa mutazione è più protetto rispetto a chi ha una assetto genetico standard. L’unico strumento farmacologico per contrastare il suicidio sono a oggi i sali di litio, che peraltro hanno proprio l’effetto di stabilizzare l’orologio biologico, rendendolo meno sensibile agli agenti ambientali. Indagare quindi su queste mutazioni protettive potrebbe permettere di identificare bersagli per nuove terapie”, conclude Benedetti

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