Cannabis, cosa dicono 20 anni di studi

Da decenni ormai, esiste un acceso dibattito scientifico sul reale pericolo rappresentato dal consumo ricreativo della Cannabis per la salute. Se alcune questioni sembrano chiare, ad esempio il fatto che un utilizzo abituale può risultare dannoso durante l’adolescenza, quando il nostro organismo è ancora in una fase di crescita, per altre domande invece gli esperti fino ad oggi si sono spesso divisi. La cannabis, ad esempio, può dare dipendenza? Fumare spinelli spinge all’utilizzo di altre droghe più “pesanti”? A fare il punto della questione arriva oggi uno studio realizzato da Wayne Hall, consulente dell’Oms e tra i massimi esperti degli effetti della marijuana, che analizza e riassume i risultati delle principali ricerche effettuate negli ultimi 20 anni. I risultati, pubblicati sulla rivista Addiction, dimostrerebbero la presenza di moltissimi effetti negativi per la salute.

L’ipotesi di Hall è che venti anni fa la cannabis veniva reputata poco dannosa per la salute per via della mancanza di dati epidemiologici sufficienti su consumatori abituali. Per questo, il suo studio punta a mettere a confronto gli effetti della cannabis come potevano essere stimati dagli studi scientifici disponibili nel 1993, con quelli che possono essere dimostrati oggi. Il bilancio che emerge dall’analisi, che va sottolineato si concentra unicamente sugli effetti negativi della sostanza, non è molto positivo.

L’unico dato consolante infatti è che non si dovrebbe poter morire di overdose di cannabis. La dipendenza cronica però sarebbe possibile, e riguarderebbe circa il 10% dei consumatori. Fumare marijuana, anche per gli adulti, aumenterebbe inoltre il rischio di incidenti stradali, di sviluppare malattie mentali (soprattutto se si ha una familiarità genetica) e in caso di donne incinte, la possibilità che il bambino nasca sottopeso. Per quanto riguarda gli effetti sul cervello, lo studio mette in luce la possibilità che la cannabis modifichi alcune aree cerebrali, provochi deficit cognitivi e problemi di memoria non completamente reversibili, ma Hall sottolinea che serviranno altre ricerche per avere una conferma affidabile.

Il consumo abituale tra gli adolescenti produrrebbeinoltre una vasta gamma di problematiche, sia per la salute, sia di tipo “sociale”, raddoppiando il rischio di sviluppare psicosi e deterioramento cognitivo, così come quello di abbandonare la scuola precocemente. Fumare marijuana sarebbe collegato inoltre ad un maggiore utilizzo di altre droghe, ma Hall ammette che i dati disponibili non permettono di determinare quale sia realmente il rapporto di causa effetto (se sia cioè la cannabis a causare il consumo di altre droghe). L’associazione della marijuana con stili di vita “poco sani” risulta inoltre uno dei limiti maggiori dello studio.

È infatti difficile stabilire se gli effetti negativi che emergono siano dovuti alla sostanza o agli altri comportamenti a rischio (consumo di alcol, sigarette, altre droghe). L’articolo si chiude ad esempio con una lunga lista di possibili problemi di salute che potrebbero essere causati dalla cannabis, come tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie. Si tratta però di disturbi che potrebbero essere dovuti anche al consumo di tabacco, sostanza che molti fumatori di marijuana aggiungo agli spinelli, ed è quindi difficile determinare quale delle due causi realmente le patologie.

Riferimenti Addiction DOI: 10.1111/add.12703

Credits immagine: Prensa 420/Flickr

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