I bambini a scuola di filosofia

Franco Lorenzoni
I bambini pensano grande
Cronaca di una avventura pedagogica,
Sellerio Editore, Palermo, 2014
Pp 267, Euro 14,00

Sia che raccolgano le amarezze problematiche di docenti di scuola superiore o gli sciocchezzari degli alunni ancora bambini, i libri che parlano di scuola sono spesso accolti dai lettori con un sorridente disagio, con un diffidente distacco. Umberto Eco ha mosso ironiche critiche al libro Cuore rivalutato di recente da Lucio Villari, sulle antologie si trovano ancora brani dei “Ricordi di scuola” di Giovanni Mosca… e chi legge di queste e altre esperienze scolastiche, anche un po’ più moderne, vi confronta mentalmente le proprie, con le inevitabili amarezze e le altrettanto indimenticabili conquiste.

Guardare la propria infanzia con gli occhi di un adulto crea al tempo stesso complicità e distacco; talvolta si sente ancora il peso dei giudizi che per anni hanno accompagnato la propria vita scolastica. Qualcuno ricorda le cose che non ha mai capito, altri quelle che hanno invece aperto le strade per una ricca formazione culturale; i pochi alunni dei grandi Maestri si sentono ancora orgogliosi di avere, fin da bambini, imparato a pensare. Nella scuola di base, alcuni –pochi – insegnanti come Mario Lodi, Bruno Ciari, Alberto Manzi, uscendo dagli stereotipi didattici della scuola dei loro tempi, hanno proposto modalità educative diverse, rivoluzionarie, che hanno reso i bambini veramente protagonisti del loro sapere sfuggendo al nozionismo imposto dai vari sussidiari o dai libri di testo.

Eppure, impegnarsi a capire il pensiero dei bambini non dovrebbe essere difficile per un Maestro: il libro di Franco Lorenzoni ne rappresenta un modernissimo esempio, documentato dagli stralci di conversazione in classe su una varietà di problemi. I filosofi dell’antica Grecia, artisti antichi e moderni, pensatori e scienziati contemporanei sono stati per anni i compagni di questi bambini perché – dice il maestro Franco – “io credo che la scuola dovrebbe sempre mettere al centro la bellezza nelle attività proposte ai bambini”. E per trovare la bellezza serve quiete, concentrazione, tempo, tanto tempo. Talete, Anassimandro, Pitagora, Platone guidano attraverso un singolare epistolario le scoperte scientifiche e matematiche della classe: Eratostene chiede consigli su come misurare l’intera circonferenza della terra, Platone, attraverso le parole di Socrate, li spinge a uscire dalla “caverna” e a liberarsi dalla paura di vivere in un mondo diverso da quello abituale.

La vita di fuori, portata nella scuola da foto, immagini, esperienze individuali e collettive, apre nei bambini grandi interrogativi sulla nascita, sulla morte, sulla conoscenza. La risonanza tra il cosmo e i loro pensieri più intimi li porta a manifestare nelle loro discussioni, come per caso, delle sorprendenti consapevolezze. Ma qualunque lettore deve accorgersi e sapere che non si tratta affatto di casualità.

L’attenzione e la cura con cui l’insegnante si costruisce come tramite tra il mondo e i bambini, filtrando attraverso la sua sensibilità e la sua cultura la comunicazione tra l’uno e gli altri, avvicinandosi quanto possibile al pensiero infantile ma tenendolo sempre legato alle grandi idee della conoscenza, sono sempre in tensione problematica, nella ricerca del giusto modo di guidare le tante e diverse personalità verso nuovi orizzonti. Le difficoltà e gli interrogativi che quotidianamente si pongono al maestro, davanti a situazioni impreviste o davanti agli intoppi di qualcuno, richiedono cultura, sensibilità e, talvolta, un pizzico di fortuna. “Partire dal bambino” come recitano i sacri testi non è affatto sufficiente: bisogna fare una lunga strada insieme, guardare insieme la bellezza di certi paesaggi, sperdersi e ritrovarsi insieme, arrivare in posti da cui si può guardare insieme con consapevolezza il percorso fatto. Per fare ancora altra strada insieme.

Aiuta dare ai bambini la possibilità di fissare le loro idee in libri scritti individualmente, aiuta rappresentare situazioni diverse con mimi e teatro, dando forma alla corporeità espressiva e alla sintesi personale di gesti, parole, musica, idee. Aiuta ascoltare ed essere ascoltati, sopratutto quando adulti e bambini hanno cose da dire e da dirsi.

Altre persone hanno avuto cose da dire, direttamente o indirettamente, a questa classe: Emma Castelnuovo, capace di far entrare nella matematica ragazzi e ragazzini, guidandoli ad esplorare territori senza confini, ricchi di figure e numeri; Lorenzo Milani, il piccolo profugo afgano Enaiat Akbari le cui avventure sono state raccolte e raccontate da Fabio Geda, il fisico Carlo Rovelli. È lui che, pubblicando un bel libro su Anassimandro, allievo di Talete, spinge Franco Lorenzoni a ragionare con i suoi alunni sui cambiamenti rivoluzionari nel pensiero scientifico. Anassimandro per primo, infatti, propone per la conoscenza dell’universo delle spiegazioni naturalistiche, fondate sull’osservazione, il ragionamento e l’esperienza, indagando su cause naturali indipendenti dalla volontà e dalla decisione degli dei. Indurre la capacità di ragionare abbandonando gli stereotipi didattici che riguardano sia l’insegnamento che l’apprendimento è un modo di rendere attuale il pensiero del grande filosofo, e rappresenta la nota caratteristica di questo modo di insegnare, rispettoso delle idee di tutti, capace di guidare ognuno ad usare la propria testa per rivedere e modificare il proprio sapere.

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