Lhc ha ripreso le attività

Ce l’ha fatta prima del previsto: Lhc, dopo il cortocircuito che neaveva ritardato la ripresa delle attività, è tornato operativo. Dopo due anni di manutenzione e potenziamento – l’acceleratore diparticelle potrà raggiungere infatti ora un’energia pari a 13 TeraelettronVolt – la mattina di Pasqua fasci di protoni sono tornati a circolare nel tunnel di 27 km.

Nello specifico due fasci di protoni sono stati fatti viaggiare nell’anello a neanche due ore di distanza, in direzioni opposte, ad un’energia pari a 450 GeV. Un valore basso, che verrà gradualmente aumentato nei prossimi giorni con la verifica del funzionamento del sistema. Perché infatti l’Lhc torni quello di una volta dovremmo attendere ancora qualche settimana, comericorda il fisico del Cern Marco Delmastro sul suo blog: “per ora, Lhc ha funzionato solo come una pista per protoni, dimostrando di riuscire a tenerli in traiettoria, ma non li ha ancora accelerati, né alle energie a cui ci ha abituati dal 2010 al 2012, né a quelle più alte a cui dovrebbe lavorare quest’anno. Le prossime settimane saranno dedicate proprio a salire gradualmente in energia, verificando che la macchina tenga la altissime correnti necessarie per curvare i protoni a quelle velocità, e che i fasci a quelle energie siano sufficientemente stabili. È un lavoro lungo e delicato, e, da quello che ne sappiamo oggi, per le collisioni vere e proprie, quelle con cui si misura la fisica, potremmo dover aspettare fino a maggio”.

Le collisioni protoni-protoni ad energie di 13 TeV – quasi il doppio di quella a cui ha funzionato precedentemente – si aspettano già prima dell’estate, promettono dal Cern. Collisioni che saranno anche di più quelle passate (generando ancora più dati), perché ottenuti con pacchetti (bunches) di protoni più piccoli ma più ravvicinati nel tempo (da 50 a 25 nanosecondi). Grazie a tutto questo, dalla seconda corsa dell’Lhc si si aspetta di capire qualcosa di più sul meccanismo di Higgs, sulla materia oscura, l’antimateria e il plasma di quark e gluoni.

Via: Wired.it

Credits immagine: Cern

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