Fallito l’ultimo lancio di Space X

    CygnusProgress e ora anche una Dragon: nel giro di neanche un anno sono state tre le missioni di rifornimento dirette alla Stazione spaziale internazionale (Iss) fallite. L’ultima, come accennato, appena ieri, quando il razzo – senza equipaggio – di SpaceX Falcon 9 (missione SpaceX CRS-7) è esploso circa due minuti dopo il lancio con a bordo la navicella Dragon con un carico di quasi due tonnellate tra rifornimenti, esperimenti e strumentazioni. Tutto è andato in frantumi nell’Oceano Atlantico nei pressi della Florida (il lancio è avvenuto infatti da Cape Canaveral).

    Nessun pericolo e nessun rischio per gli astronauti a bordo della Iss che hanno rifornimenti sufficienti per i mesi a venire, ha rassicurato Charles Bolden, amministratore della Nasa, ricordando le altre tre missioni di rifornimento in programma per i prossimi mesi. Il problema più urgente invece è capire cosa sia successo e cercare di risolvere la questione quanto prima. Anche considerato che la Nasa, abbandonato il programma degli Shuttle ormai da un po’, conta su Space X e Boeing per tornare a portare gli astronauti nello Spazio e staccarsi così dalla dipendenza dalla Russia.

    William Gerstenmaier, Associate Administrator for Human Exploration and Operations per la Nasa, ha ammesso che quanto avvenuto fa pensare, e non poco. Sebbene, infatti, la perdita di alcuni carichi vada messa in conto, vederne andare in fumo tre nel giro così poco tempo era del tutto inatteso. Quello che sappiamo, e che l’ultima navicella Dragon ha ribadito, è solo che lanciare razzi e relativi carichi è tutt’altro che facile (malgrado i diversi successi collezionati da SpaceX). Ancor di più lo è cercare di recuperare (per riutilizzare) parti dei razzi, cosa che SpaceX hatentato di fare nei mesi scorsi. Per l’incidente di ieri sono da escludersi errori di negligenza e non sembrano esserci legami tra un incidente e l’altro, precisa Gerstenmaier. Ma allora cosa è accaduto?

    Poco dopo il lancio, SpaceX rendeva noto quanto chiunque stesse seguendo la diretta aveva già capito: un’anomalia durante la fase di ascesa. Elon Musk, il patron di SpaceX, poco dopo faceva sapere che problemi di pressione sarebbero stati rilevati nel serbatoio dell’ossigeno liquido del secondo stadio, ma che ulteriori indagini avrebbero permesso di capire meglio cosa fosse successo. Solo pochi minuti fa, dal suo profilo Twitter Musk faceva sapere che, a dispetto delle ore spese dagli esperti cercando di individuare le cause del disastro, le cause rimangono al momento ancora sconosciute.

    Credits immagine: Nasa Tv

     

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