Chirurgia e radioterapia, i diritti negati della cura al cancro

    Oltre l’80% dei 15 milioni di persone a cui nel 2015 è stato diagnosticato un tumore ha bisogno di un intervento chirurgico, ma meno del 25% potrà sottoporsi a un’operazione sicura, appropriata e a costi contenuti. E non si tratta di un problema che affligge solo i paesi a basso reddito o in via di sviluppo, anche in Europa ci sono dei cittadini che non possono accedere a una chirurgia di qualità. Lo afferma uno studio pubblicato su The Lancet Oncology da una commissione di esperti, presentato nel corso dell’European Cancer Congress in corso in questi giorni a Vienna. La stessa rivista pubblica anche una ricerca sullo stato di accesso dei pazienti alla radioterapia, un trattamento in cui si investe ancora poco a livello mondiale, condannando così milioni di pazienti che potrebbero invece essere salvati. Nel mondo solo il 40-60% dei pazienti che ne ha bisogno può ricevere la radioterapia, 1 solo su 10 nei paesi a basso reddito,

    La chirurgia. Lo studio rivela che nei paesi a basso reddito il 95% dei pazienti oncologici non riceve un trattamento chirurgico di base, mentre nei paesi a medio reddito la percentuale è del 78%. “Fra le tante priorità sanitarie che questi paesi devono affrontare, la chirurgia oncologica non è considerata la più importante e quindi vengono destinate poche risorse”, ha spiegato Richard Sullivan, dell’Institute of Cancer Policy del King’s College di Londra. Ma se non si investirà in questo campo, gli esperti stimano che le perdite economiche a livello globale causate dal cancro saliranno a 12 migliaia di miliardi nel 2030, l’equivalente del 1-1,5% del prodotto interno lordo dei paesi ad alto reddito ogni anno. Un problema che la comunità mondiale non potrà ignorare ancora a lungo: entro il 2030, nel mondo, saranno necessarie 45 milioni di operazioni all’anno. Con un aumento fino al 60% in zone come l’Africa sub-sahariana o l’Asia rispetto alle necessità attuali. Purtroppo, sebbene la chirurgia abbia un impatto importante sulla vita dei pazienti, la ricerca per migliorare le tecniche chirurgiche ottiene pochi finanziamenti. Basti pensare che sebbene il 50% delle sopravvivenze nel cancro al seno venga accreditata dagli esperti alle tecniche chirurgiche di alta qualità, solo l’1,3% del budget globale annuale per la ricerca viene devoluto a questo campo.

    La radioterapia. Meno costosa delle nuove terapie e dai risultati ben documentati nella cura di alcuni tumori, come quelli al seno, ai polmoni, al testa-collo, alla prostata o alla cervice, la radioterapia è considerata da molte amministrazioni sanitarie un trattamento troppo costoso. A torto, sottolineano gli esperti nel loro paper su The Lancet Oncology. Perché il costo per seduta è molto inferiore al beneficio che se ne ricava. I calcoli parlano, per esempio, di un investimento dei paesi a basso e medio reddito di 97 miliardi di dollari per poter permettere a tutti quelli che ne hanno bisogno di accedere alla terapia radiante e salvare così 27 milioni di vite, per un beneficio economico fra i 278 e i 365 miliardi di dollari nei prossimi 20 anni. “In molti pensano che la radioterapia sia un trattamento che solo le nazioni ad alto reddito si possono permettere. Non c’è nulla di più sbagliato”, ha sottolineato uno degli autori, Rifat Atun della Harvard School of Public Health. “Il nostro lavoro dimostra chiaramente che si tratta di un servizio essenziale che può essere portato anche nei paesi a basso e medio reddito e che si tratta di un investimento altamente conveniente”. Si stima che fino al 60% dei pazienti oncologici possa avere bisogno di radioterapia lungo il percorso di cura e per il 2035 saranno 12 milioni i nuovi pazienti che potranno trarre beneficio da questo trattamento.   

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