La prima mappa del rumore subacqueo nel Mediterraneo

L’ambiente sottomarino non è poi silenzioso come si potrebbe pensare. Il rumore subacqueo è anzi una forma di inquinamento in crescita, che ha un impatto negativo sui mammiferi marini e sull’intero habitat. Una nuova mappa, realizzata nell’ambito di un progetto a cui ha partecipato anche il Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali dell’Università di Pisa, ha realizzato una mappa che riflette la distribuzione e la densità delle sorgenti di rumore subacqueo nel Mediterraneo, per valutarne l’evoluzione degli ultimi anni, e individuare le aree più critiche. Il rapporto finale del progetto, commissionato da Accobams (Agreement on the Conservation of Cetaceans in the Black Sea, Mediterranean Sea and Contiguous Atlantic Area), è stato presentato pubblicamente giovedì 21 gennaio 2016.

La ricerca pone anche in risalto le zone di concentrazione delle attività rumorose e la loro adiacenza e sovrapposizione con aree importanti per la sopravvivenza e la conservazione dei mammiferi marini. La sovrapposizione di molteplici sorgenti di rumore può produrre complessi effetti negativi, sinergici e cumulativi, che difficilmente riusciamo a valutare. La ricerca indica la necessità di una visione di insieme delle molteplici attività umane che producono rumore subacqueo e sottolinea la difficoltà di ottenere informazioni che siano adeguate alla necessità di attuare politiche di tutela e conservazione dell’ambiente marino.

Ci sono varie zone chiaramente identificabili all’interno del bacino del Mediterraneo in cui le attività che producono rumore si sovrappongono. Molti di questi cosiddetti “hotspot” di rumore si sovrappongono con importanti habitat dei cetacei. Si tratta di una conclusione raggiunta da scienziati provenienti da Francia, Italia, Svizzera e Stati Uniti che – per la prima volta – presentano una mappa a livello di bacino che mostra la distribuzione e densità delle principali sorgenti di rumore antropiche nel Mar Mediterraneo.

I risultati del rapporto, relativi al periodo 2005-2015, sono tratte da un set di dati che copre 1446 porti e porticcioli, 228 piattaforme petrolifere, 830 attività di esplorazione sismica, 7 milioni di posizioni di navi, le informazioni pubbliche riguardanti le attività militari, nonché 52 progetti di impianti eolici in mare.

L’incremento delle attività di ricerca sismica è particolarmente sorprendente, soprattutto in connessione con le esplorazioni di petrolio e gas che utilizzano i cosiddetti “airgun” che inviano un forte rumore impulsivo, che può raggiungere 260 deciBel (ref 1 microPa), verso il fondo del mare ogni 10-12 secondi per settimane e mesi. Nel 2005 questo avveniva sul 3,8% della superficie del Mediterraneo ma nel 2013 si è saliti al 27%. Gli scienziati hanno anche evidenziato che in media circa 1.500 navi commerciali sono contemporaneamente in navigazione nel Mediterraneo, senza contare le imbarcazioni da diporto e i pescherecci. Considerando che i dati riguardanti le attività militari – come le esercitazioni navali con uso di sonar a media e bassa frequenza per il rilevamento sottomarini – non sono generalmente disponibili al pubblico, i dati disponibili rappresentano una sottostima della realtà.

Attraverso queste mappe, non disponibili in precedenza, gli scienziati rivelano diverse aree critiche sovrapposte ad aree che sono di particolare importanza per le specie di mammiferi marini sensibili al rumore, e/o aree che sono già dichiarate aree protette. Tali importanti habitat per i cetacei sono il Santuario dei Cetacei “Pelagos”, il Mar Ligure, il Canale di Sicilia, e parti della trincea ellenica, così come le acque tra le isole Baleari e la Spagna continentale dove le attività che producono rumore si sovrappongono. Il rischio per gli animali marini in tali aree è quindi alto, in quanto sono esposti a diverse fonti di rumore con effetti cumulativi e sinergici, e quindi sottoposti a elevate fonti di stress.

Tale minaccia è stato riconosciuta anche dal governo spagnolo. Il loro Ministero dell’Ambiente ha recentemente annunciato che le acque tra le isole Baleari e la Spagna continentale saranno designati come “corridoio di migrazione protetto per balene e delfini”, che comporterà misure di gestione rigorose per le attività che producono rumore.

“Con questo rapporto per la prima volta abbiamo una valutazione acustica dell’habitat marino Mediterraneo”, spiega Silvia Frey, co-autrice del rapporto e direttrice per la scienza e l’istruzione a OceanCare. Finora avevamo solo una visione parziale di poche sorgenti e in aree limitate. Ora c’è però bisogno di ulteriori indagini scientifiche sui livelli di rumore all’interno del Mediterraneo ed è necessario valutare quale sia un limite di rumore accettabile e sicuro. Questa prima valutazione è importante e la portata delle sorgenti di rumore preoccupante.

Riferimenti: Overview of the Noise Hotspots in the ACCOBAMS Area, Part I – Mediterranean Sea

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