Chi sono le vincitrici dell’Oréal-Unesco For Women in Science

Da sinistra: Quarraisha Abdool Karim, Emmanuelle Charpentier, Jennifer Doudna, Hualan Chen, Andrea Gamarnik. Foto: Oréal-Unesco For Women in Science
Da sinistra: Quarraisha Abdool Karim, Emmanuelle Charpentier, Jennifer Doudna, Hualan Chen, Andrea Gamarnik. Foto: Oréal-Unesco For Women in Science
Da sinistra: Quarraisha Abdool Karim, Emmanuelle Charpentier, Jennifer Doudna, Hualan Chen, Andrea Gamarnik. Foto: Oréal-Unesco For Women in Science

Arrivano dalla Cina, dal Sudafrica, dagli Usa, dall’America Latina e dall’Europa. Sono donne e sono state scelte tra un pool di 2.600 candidate. E stanno cambiando il mondo con le loro ricerche. Perché Emmanuelle Charpentiere, Jennifer Doudna, Quarraisha Abdool Karim, Hualan Chen e Andrea Gamarnik si occupano di capire come si replicano i virus, come ci si può difendere dal loro attacco, come si diffondono e come possiamo modificare i genomi di cellule, piante e animali per combattere malattie genetiche, produrre nuove varietà vegetali e produrre nuovi farmaci. Per questo sono state scelte dall’Oréal-Unesco For Women in Science, il programma che promuove e premia la scienza al femminile, per rappresentare la scienza del 2016.

A capo della giura una donna, anche’essa laureata con Oréal-Unesco For Women in Science, nel 2008, nonché premio Nobel per la Medicina nel 2009: Elizabeth H. Blackburn, premiata per le sue ricerche sui telomeri, le estremità dei cromosomi coinvolti nei processi di invecchiamento cellulare.

Chi sono, cosa fanno e da dove vengono queste ricercatrici, a cui va un premio da 100mila euro ciascuna?

Charpentiere e Doudna, un duo per la microchirurgia genetica
Dounda ufficialmente riceve il premio per gli Usa e Charpentiere, francese, lo riceve per la Germania. La motivazione va ricercata in due piccole parole, diventate famose negli ultimi anni quando si parla di ingegneria genetica anche tra i non addetti ai lavori per le enormi potenzialità che racchiude: Crispr/Cas. Una tecnica di microchirugia genetica che, ispirandosi a qualcosa di approssimabile al sistema immunitario di un batterio, sta rivoluzionando l’ingegneria genetica, perché permette di modificare a piacimento, e con relativa facilità, praticamente qualsiasi organismo genetico. Una tecnica che Science ha giudicato Breakthrough of the Year e che sta già scatenando guerra per il riconoscimento della paternità scientifica dell’invenzione (e che vede coinvolta la stessa Dounda).

Ma lasciando da parte le questioni burocratiche-economiche (nonché quelle etiche) la tecnologia Crispr-Cas è indubbiamente una rivoluzione in campo genetico, permettendo di modificare il genoma con estrema precisione. Una tecnologia che per questo potrebbe essere utilizzata per disattivare geni patologici, correggere quelli legati a malattie genetiche e creare modelli animali di patologie umane a base genetica. Una rivoluzione che non si limita però al campo della medicina, ma che abbraccia anche quello dell’agricoltura e delle biotecnologie.

Emmanuelle Charpentier è direttrice dell’Istituto Max Planck per la Biologia delle Malattie Infettive di Berlino e si è avvicinata al mondo Crispr studiando i meccanismi con cui il batterio Streptococco pyogenes, uno di quelli responsabili del mal di gola, si difendeva dall’attacco dei virus. È in questo modo che la Charpentier è riuscita a scoprire come il sistema Crispr-Cas funzionasse come un sistema di auto-vaccinazione, di difesa dei batteri contro l’attacco dei virus.

Un lavoro che l’ha portata nel 2011 ha lavorare a fianco di Jennifer Doudna dell’ Università della California di Berkeley, approdata allo studio delle sequenze Crispr nei batteri dopo aver studiato a lungo l’rna. La collaborazione tra Doudna e Charpentier ha portato le scienziate a immaginare di utilizzare questo meccansimo come sistema di fine editing genomico.

Quarraisha Abdool Karim, contro l’hiv
La lotta contro la diffusione dell’hiv, in attesa di cure definitive, passa soprattutto attraverso la prevenzione. La sudafricana Quarraisha Abdool Karim, oggi docente di epidemiologia clinica presso la Columbia University, studia da oltre vent’anni i meccanismi di infezione e diffusione del virus dell’hiv. Nel 2010 il suo lavoro salì agli onori della cronaca – nello specifico venne annoverato dalla rivista Science tra le scoperte dell’anno – per lo sviluppo di un gel anti-hiv a base dell’antiretrovirale tenofovir. Gel che dimostrò la capacità di ridurre del 39% il rischio di contrarre l’hiv nelle donne e che rappresentò anche un cambio di paradigma nella prevenzione contro il virus, perché metteva direttamente nelle mani delle donne (e non solo in quelle degli uomini, con l’uso del preservativo) uno strumento per prevenire le infezioni.

Hualan Chen e la lotta contro i virus influenzali
Anche il nome di Hualan Chen, professoressa presso l’Istituto di Ricerca Veterinaria di Harbin, Accademia Cinese delle Scienze Agricole, Harbin, in Cina, non è sconosciuto. Nel 2013 Nature inserì la ricercatrice tra gli scienziati più importanti dell’anno, per aver aiutato il suo paese a contenere l’epidemia del virus di influenza aviaria H7N9. Fondamentale è stato il suo lavoro di monitoraggio sulla diffusione del virus. Analizzando centinaia di campioni provenienti da terreni, acque e mercati di pollame, Chen e il suo team parteciparono attivamente all’attività di sorveglianza, segnalando eventuali mercati da chiudere per contenere la diffusione del patogeno. Accanto alle attività di monitoraggio Chen svolge anche attività di ricerca, nello specifico creando ibridi di virus influenzali per mimare gli scambi che possono avvenire in natura e dare origine a nuovi ceppi con tratti inediti e si occupa dello sviluppo di nuovi vaccini.

Andrea Gamarnik per combattere la dengue
Le formi gravi causano circa 20 mila morti l’anno. Le infezioni riguardano 390 milioni di persone. Sono i numeri del virus della dengue trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, in particolare Aedes aegypti e Ae. albopictus (in maniera analoga al virus Zika), contro cui non ci sono trattamenti specifici ma per il quale, soprattutto negli ultimi tempi, sono in via di sviluppo diversi vaccini (quello Dengvaxia, invece, è già stato registrato in diversi paesi), alcuni con risultati molto promettenti.Ma lo sviluppo di cure, e sistemi di prevenzione come i vaccini, richiede una vasta conoscenza dei meccanismi d infezione e replicazione dei virus.

A questo si dedica da anni Andrea Gamarnik, professoressa del Laboratorio di Virologia molecolare presso la Fundación Instituto Leloir, Conicet, a Buenos Aires, concentrandosi in particolare sui meccanismi di replicazione del virus. Utili per sviluppare farmaci e vaccini non solo contro dengue, ma anche contro virus collegati, come Zika appunto.

Via: Wired.it

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