Quanti pesticidi nelle acque italiane?

(Credits: Ron Kroetz/Flickr CC)
(Credits: Ron Kroetz/Flickr CC)
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È boom di pesticidi nelle acque italiane. A rivelarlo è l’ultimo rapporto nazionale Pesticidi nelle acque dell’Isrpa, relativo al biennio 2013/2014, che fotografa un progressivo incremento di contaminanti nelle risorse idriche del nostro paese: i siti in cui sono presenti infatti sono aumentati del 20% in quelle superficiali, e del 10% in quelle sotterranee. Il 21,3% dei siti monitorati ha mostrato inoltre concentrazioni di sostanze superiori ai limiti di qualità ambientali, dovute in un’alta percentuale dei casi al glifosato, dichiarato probabilmente cancerogeno dallo Iarc solo lo scorso anno (anche se l’Efsa è di opinione differente).

Tra le 224 sostanze contaminanti individuate dall’Ispra, la maggior parte arriva dai diserbanti, che possono raggiungere più facilmente le falde acquifere a causa del loro utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità.

Nei bacini superficiali i pesticidi sono stati rinvenuti nel 63,9%degli oltre 1.200 siti monitorati (erano il 56,9% nel 2012), mentre per le falde sotterranee la percentuale si arresta al 31,7% dei siti (era del 31% nel 2012). Nelle acque superficiali in cui i livelli monitorati superavano le concentrazioni di qualità ambientale, le sostanze più comuni sono risultate il glifosato e il suo metabolita Ampa(acido aminometilfosforico), il metolaclor, triciclazolo, oxadiazon,terbutilazina e il suo principale metabolita, desetil-terbutilazina. Per glifosato e Ampa, presenti rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei siti in questione, l’Arpa sottolinea che vengono cercati però solamente in due regioni, Lombardia e Toscana, dove rappresentano i principali inquinanti presenti nelle acque.

Estremamente diffusi, sia nelle acque di superficie che in quelle sotterranee, risultano inoltre i neonicotinoidi, tra i più diffusi insetticidi al mondo. Uno studio condotto a livello mondiale nel 2015 dalla Task force sui pesticidi sistemici, si legge nel rapporto, evidenzia come queste sostanze siano tra i principali responsabili della perdita di biodiversità e della moria di api.

Dai dati dell’Ispra il Nord Italia, in particolare Pianura padana eVeneto, sembra maggiormente interessato dall’inquinamento delle acque, ma ricorda che in queste aree il monitoraggio è solitamente più efficace, e in molte regioni del Centro-Sud la copertura del territorio non è né completa né omogenea, mentre in Molise eCalabria è addirittura del tutto assente.

Unico dato positivo è quello sulle vendite di prodotti fitosanitari, scesa nel 2014 a circa 130mila tonnellate, con una diminuzione del 12% rispetto al 2001. L’agricoltura insomma si sta adeguando a una nuova sensibilità per la difesa dell’ambiente. Una svolta di cui però non si vedono ancora i risultati: nello stesso periodo (2003-2014) i siti contaminati sono aumentati infatti del 20% nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee.

Serviranno anni, concludono gli esperti dell’Ispra, per eliminare gli inquinanti dalle risorse idriche del nostro paese, perché “la risposta dell’ambiente risente della persistenza delle sostanze e delle dinamiche idrologiche spesso molto lente, specialmente nelle acque sotterranee, che possono determinare un accumulo di inquinanti, e un difficile ripristino delle condizioni naturali”.

Via: Wired.it

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