Ascoltare il cervello per guarire dall’ipertensione?

cervello

cervello

Intervenire su condizioni patologiche come l’ipertensione ascoltando suoni derivati dall’attività del cervello. È l’applicazione di una nuova tecnica di stimolazione neurologica non invasiva, presentata alla conferenza sull’ipertensione dell’American Heart Association, in corso a Orlando, in Florida. Questa tecnica, secondo i ricercatori americani che l’hanno ideata, sarebbe in grado di avvertire uno squilibrio nell’attività elettrica tra i due emisferi celebrali e di intervenire ripristinando la corretta simmetria attraverso la produzione di onde sonore. “I sintomi dello stress cronico, come insonnia, emicrania, depressione o pressione alta, sono spesso associati all’iperattività di un emisfero del cervello rispetto all’altro” afferma Hossam A. Shaltout, un ricercatore della Wake Forest School of Medicine di Winston-Salem, North Carolina. Le potenzialità terapeutiche di questa tecnologia sono state testate, in due studi differenti, sull’ipertensione arteriosa e sull’emicrania.

La tecnica utilizzata si chiama Hirrem (da high-resolution, relational, resonance-based electroencephalic mirroring), o brainwave optimization e si svolge, in pratica, come un normale elettroencefalogramma: sul capo, in corrispondenza delle regioni in esame, si applicano alcuni sensori che hanno il compito di registrare le frequenze e le ampiezze delle onde prodotte dall’attività elettrica del cervello. La frequenza che domina su tutte è poi selezionata e associata a un suono, che è riprodotto e ascoltato dal soggetto attraverso auricolari. Poiché il cervello è un sistema dinamico, le frequenze e le ampiezze delle onde prodotte cambiano in modo continuo. Compito dello strumento è di monitorarle e modificare le onde sonore emesse in tempo reale – con un tempo di risposta di soli 8 millisecondi – creando quindi una sorta di melodia. L’ascolto di questi suoni sembra produrre, attraverso un meccanismo ancora non chiaro, un riequilibrio dell’attività cerebrale tra i due emisferi, inducendo nell’individuo uno stato di rilassamento. In altre parole, secondo i ricercatori il cervello si ricalibra ascoltando se stesso.

Hirrem era già stata applicata con successo in un piccolo studio clinico volto ad attenuare i sintomi dell’insonnia. Ora, i ricercatori descrivono il suo effetto nella riduzione della pressione arteriosa, che, in seguito a un trattamento di dieci giorni su dieci volontari ipertesi, è diminuita in media da 152/97 mmHg a 136/82 mmHg. Questo risultato è stato accompagnato da un aumento della variabilità della frequenza cardiaca, sintomo di una migliore performance cardiovascolare.

In un’altra ricerca presentata al congresso, gli stessi ricercatori riportano l’effetto di Hirrem su 52 individui sofferenti di emicrania ricorrente. Nelle due settimane successive al trattamento, durato nove giorni, i partecipanti hanno dimostrato una riduzione sensibile degli episodi di emicrania. In entrambi gli studi, è stato registrato un miglioramento del benessere, associato alla riduzione dell’insonnia e dell’ansia.

La cautela è d’obbligo perché i dati, ancorché promettenti, sono solo preliminari, avvertono i ricercatori. “Se nuovi studi comproveranno i risultati ottenuti su un campione più numeroso, Hirrem si dimostrerà un approccio innovativo e non invasivo capace di influenzare il nostro benessere attraverso l’attività cerebrale” afferma Shaltout. Ulteriori indagini sono tuttora in corso: infatti, entrambi gli studi riportati fanno parte di un piano di ricerca più ampio che coinvolge oltre 400 partecipanti divisi su cinque studi, che analizzano diversi sintomi e conseguenze di un’attività cerebrale sbilanciata.

Riferimenti: American Heart Association

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here