Cybathlon: le prime olimpiadi per atleti “bionici”

Credits: ETH Zürich/Alessandro Della Bella
Credits: ETH Zürich/Alessandro Della Bella
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Era annunciata da tempo, e ora è arrivata: la Swiss Arena di Kloten, a Zurigo, in Svizzera, ha ospitato lo scorso 8 ottobre la prima edizione del Cybathlon. Una competizione che non ha visto gareggiare né atleti normodotati né atleti paraolimpici, ma sportivi con disabilità supportati da protesi robotiche. Il National Competence Center of Research svizzero ha deciso infatti che le persone che vivono con una disabilità motoria e sfruttano ogni giorno le potenzialità della robotica meritano le proprie Olimpiadi. Così, quarantotto giorni dopo il termine della XXXI Olimpiade di Rio 2016 hanno preso avvio le gare, di quelle che sono già state rinominate le “olimpiadi per atleti bionici“.

Per la competizione sono state previste sei differenti discipline in cui si son sfidate 30 squadre di 15 nazionalità. Ogni squadra era composta da un atleta e un laboratorio o un centro di ricerca. Lo scopo? Dimostrare la supremazia delle proprie protesi robotizzate.

I punti sono stati assegnati in base a parametri piuttosto complessi: alle gare in cui era previsto l’impiego di protesi corporee come braccia, gambe o esoscheletri si sono viste assegnare il punteggio sulla base di una serie di prove da superare; le gare con l’impiego di sedie a rotelle elettriche o con sistemi BCI (Brain Computer Interface) sono state invece valutate sul tempo e la distanza percorsa. Il regolamento prevede l’ammissione di tutti i dispositivi che sono invece normalmente vietati nelle competizioni paraolimpiche.

Tra i partecipanti anche il team italiano “SoftHand PRO”, composto dal centro “E. Piaggio” dell’Università di Pisa, dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e da QBrobotics, spin-off delle due realtà tecnologiche. Niente medaglia tuttavia: Clinton Olson, l’atleta che gareggiava con il team azzurro, ha ottenuto solo la sesta posizione.

Cybatlon 2016 si configura come una competizione per uomini coadiuvati da macchine con lo scopo di attirare l’attenzione sulle esigenze di chi convive con una disabilità motoria e promuovere la collaborazione tra centri di ricerca tecnologica per sviluppare protesi sempre più funzionali.

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