Perché certe canzoni ci rimangono a lungo in testa?

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(Credits: Daniel Foster/Flickr CC)

Alcune canzoni rimangono nella testa per intere giornate, costringendo gli ascoltatori a canticchiarle a mente, fischiettarle o intonarle a bassa voce per strada senza potersene liberare. Qual è il motivo di queste piccole (e non sempre piacevoli) ossessioni? Il primo studio su larga scala a riguardo, guidato da Kelly Jakubowski della Durham University, è stato pubblicato su Psychology of Aesthetics, Creativity and the Arts e potrebbe dare qualche risposta alla domanda.

Le canzoni che rimangono impresse nella mente hanno un nome scientifico: si chiamano immaginazioni musicali involontarie (Inmi). Tra le tracce studiate dai ricercatori figurano Bad Romance di Lady Gaga, Don’t Stop Believing di Journey e Can’t Get You Out Of My Head di Kylie Minogue. Il pensare comune ritiene che le canzoni che hanno più spazio alla radio o sono in cima alle classifiche siano destinate a diventare più facilmente delle vere pulci nell’orecchio, e lo studio di Jakubowski e colleghi avrebbe confermato scientificamente questa osservazione.

Il dato interessante è che finora non lo aveva fatto nessuno.

Per studiare il fenomeno, i ricercatori hanno chiesto a 3mila persone quali fossero le canzoni che canticchiavano più spesso e hanno poi confrontato i pezzi segnalati con quelli mai nominati dai volontari ma comunque abbastanza popolari, tenendo anche conto di quanto recentemente le canzoni fossero state incluse nelle classifiche musicali del Regno Unito.

Le melodie esaminate sono state limitate ai generi musicali più popolari, quindi pop, rock, rap e rhythm & blues. I dati sono stati raccolti tra il 2010 e il 2013.

I ricercatori hanno quindi trascritto le musiche delle canzoni – parole e strumenti – in modo da poter isolare ogni loro componente. Le sezioni melodiche segnalate come Inmi dai partecipanti sono state estratte dalle canzoni per poi essere analizzate dal punto di vista musicale. Secondo lo studio, le canzoni che hanno maggiore probabilità di essere canticchiate sono quelle dai contorni melodici comuni all’interno della musica pop globale.

Un esempio di melodia comune nella musica occidentale è quella che si può ascoltare in Twinkle Twinkle Little Star, dove la prima frase tende a salire e la seconda a scendere. Altre canzoni seguono lo stesso esempio e sono facili da ricordare anche per un bambino.

È il caso di Moves Like Jagger dei Maroon 5, una delle canzoni più martellanti in assoluto, secondo lo studio di Jakubowski e colleghi, che segue lo stesso andamento di salita e discesa. Ma oltre ad avere una melodia comune, per diventare immaginazioni musicali involontarie le canzoni hanno bisogno di un altro ingrediente: uno schema degli intervalli nuovo e spiazzante, fuori dalla media. Un esempio è la parte strumentale di My Sharona dei Knack e In The Mood di Glen Miller.

Jakubowski, che lavora al dipartimento di musica della Durham University, ha spiegato così la sua ricerca: “I nostri risultati mostrano che sarebbe possibile predire quali canzoni sono destinate a rimanere impresse nella mente in base al loro contenuto melodico. Ciò potrebbe aiutare i cantautori o chi per loro a produrre canzoni che saranno ricordate per giorni o mesi dopo averle ascoltate. Le canzoni di questo tipo sembrano avere un tempo veloce, una forma melodica abbastanza comune ma con intervalli inusuali o ripetizioni. Un esempio lampante è l’inizio della canzone Smoke On The Water dei Deep Purple o la parte corale di Bad Romance di Lady Gaga”.

Ma come ci si può salvare dalle canzoncine ossessive? Gli scienziati hanno pensato anche a questo. I consigli sono i seguenti: anzitutto si può provare a riascoltare la canzone in oggetto, il che potrebbe, paradossalmente, aiutare a uscire dal loop. Ma anche, al contrario, distrarsi pensando o ascoltando un’altra canzone. La migliore cura in questo senso sembrerebbe God Save The Queen dei Sex Pistols. O magari basta semplicemente cercare distogliere l’attenzione dalla canzone che ci sta facendo impazzire lasciando che si esaurisca naturalmente. Semplicemente, poi, neppure troppo.

Via: Wired.it

 

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