Contro le resistenze batteriche arriva il nano-antibiotico

nanoantibiotico
(Foto via Pixabay)

(Università di Firenze) – Presentato con uno studio internazionale a firma dell’Università di Firenze un nuovo antibiotico nanostrutturato per il trattamento di infezioni batteriche resistenti agli antibiotici tradizionali. La ricerca, pubblicata su Scientific Reports è frutto del lavoro di un team, coordinato da Debora Berti e da Costanza Montis, del Dipartimento di Chimica dell’Ateneo, cui hanno collaborato la School of Pharmacy e la School of Medicine della University of East Anglia (Norwich, UK), Procarta Biosystems Ltd (Norwich, UK), nell’ambito del progetto europeo IAPP (Marie Curie Industry-Academia Partnerships & Pathways) DNA TRAP (Delivery of Nucleic Acid-Based Therapeutics for the Treatment of Antibiotic-Resistant Pathogens).

“Una delle sfide della medicina di oggi – commenta Debora Berti – è legata al trattamento delle infezioni batteriche: gli antibiotici tradizionali sono progressivamente sempre meno attivi e numerosi ceppi batterici hanno sviluppato meccanismi di resistenza nei loro confronti. A fronte di ciò – aggiunge Berti – la scoperta di nuove molecole con proprietà antibiotiche è diminuita nel tempo, e la loro disponibilità sul mercato è inadeguata. In questo contesto è quindi essenziale lo sviluppo di nuovi antibiotici, di formulazione innovativa, che siano versatili e applicabili per il trattamento di infezioni batteriche di diversa origine, e che superino i meccanismi di resistenza batterica. Nel nostro caso la strada della sperimentazione è ancora lunga – avverte la ricercatrice – ma su modelli animali è stata già dimostrata l’efficacia del nano-antibiotico nel trattamento di infezioni da Clostridium Difficile”.

Il nuovo antibiotico nano-strutturato è  costituito da due componenti: uno capace  di interagire con la membrana dei batteri destabilizzandola (si tratta di una molecola cationica, formata da uno ione con carica positiva) e l’altro in grado di interferire con i meccanismi di trascrizione del DNA (un oligonucleotide, breve frammento di un acido nucleico).  I due componenti si combinano a formare una nano-particella, detta “nanoplex”,  di circa 160 nanometri di diametro.

“I vantaggi, rispetto agli antibiotici tradizionali – spiega Debora Berti – sono principalmente due: il fatto che i normali meccanismi di resistenza che il batterio può sviluppare sono inefficaci nei confronti degli oligonucleotidi e la possibilità di modificare facilmente gli oligonucleotidi stessi per renderli attivi contro diversi target all’interno dello stesso batterio o su batteri diversi.  L’antibiotico può essere, quindi, modulabile per essere utilizzato in modo generale, per il trattamento di batteri Gram-negativi e Gram-positivi, cambiando in maniera opportuna l’oligonucleotide”.

Riferimenti: Antimicrobial Nanoplexes meet Model Bacterial Membranes: the key role of Cardiolipin;    Alejandro Marín-Menéndez, Costanza Montis, Teresa Díaz-Calvo, Davide Carta, Kostas Hatzixanthis, Christopher J. Morris, Michael McArthur & Debora Berti; Scientific Reports

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