Celiachia, non ci sono prove di efficacia per lo screening in assenza di sintomi

La celiachia è il disturbo alimentare più diffuso sul pianeta. Si stima che ne soffra circa l’1% della popolazione mondiale, ma raggiungere con diagnosi e cure l’intera popolazione dei malati non è facile. In Italia, per esempio, sono circa 180mila le diagnosi accertate: in forte crescita negli ultimi anni, ma ancora molte meno dei 600mila celiaci di cui parlano le stime ufficiali. E dire che la diagnosi precoce per questa malattia è fondamentale. Se non viene tenuta sotto controllo con l’eliminazione del glutine dalla dieta, la celiachia può causare gravi problemi: dalla malnutrizione all’osteoporosi, ritardo nella crescita, fino all’infertilità femminile e un rischio maggiore di soffrire di tumori intestinali. Come aumentare dunque le diagnosi di celiachia? La risposta più semplice sarebbe puntare sullo screening, cioè controlli diagnostici indirizzati a particolari categorie a rischio, o anche all’intera popolazione, in assenza di sintomi della patologia. Per ora però sembrerebbe quella sbagliata.

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