Cassini, la sonda della Nasa: c’è idrogeno molecolare su Encelado

Cassini Encelado
(Immagine: Nasa)
Cassini Encelado
(Immagine: Nasa)

Acqua, tanta. Oltre la Terra, nel Sistema solare. Su Encelado, su Europa, satelliti rispettivamente di Saturno e Giove, osservati speciali. Se ne parla da tempo e oggi, grazie anche a una conferenza in grande stile (come quelle cui ci ha abituato negli ultimi tempi la Nasa), sappiamo qualcosina di più di questi oceani planetari che esisterebbero oltre il nostro pianeta. Sempre al centro delle cronache spaziali per l’importanza che l’acqua riveste nelle forme di vita, come le conosciamo. Sappiamo, per esempio, che quest’acqua nel Sistema solare si manifesta in modo abbastanza simile, con pennacchi di vapore associati a fonti di calore. Su Encelado e su Europa. Ma cerchiamo di entrare nel merito delle scoperte annunciate stasera dall’Agenzia spaziale americana.

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Partiamo da Encelado, con le scoperte realizzate grazie alla sonda Cassini della Nasa, che sta per lasciarci. Dopo vent’anni di onorata carriera, a settembre infatti la navicella si tufferà per il gran finale nell’atmosfera di Saturno. Prima di farlo, però, Cassini però porta a casa un altro importante risultato: come annunciato sulle pagine di Science, la sonda ha scoperto la presenza di idrogeno molecolare nei pennacchi che si innalzano da Encelado, una delle lune di Saturno.

Una pallina di 500 chilometri di diametro, tra le più ghiotte del Sistema solare. Perché? Su Encelado c’è acqua, sia sotto forma di uno spesso strato ghiacciato che in forma liquida, suppongono gli scienziati e la scoperta di idrogeno molecolare suggerisce che sì, potrebbero esserci condizioni adatte all vita sulla luna del gigante gassoso. La scoperta di acqua sul satellite di Saturno non è la notizia. L’ipotesi di acqua liquida, di un oceano, sotto la superficie di Encelado risale ormai a qualche anno fa, con l’osservazione di getti di vapore acqueo che si innalzavano in prossimità del polo meridionale del satellite. Le nuove che arrivano da Cassini sulla via del pensionamento riguardano invece la composizione di questo possibile oceano, estrapolata in seguito al passaggio ravvicinato della sonda nei pennacchi di Encelado nel 2015.

Durante quel flyby, il più ravvicinato mai avvenuto sul satellite, il naso della sonda era acceso: lo spettrometro di massa a bordo, uno strumento in grado di pesare i composti e così di identificarne la natura, ha sniffato i vapori e le particelle emesse dai pennacchi. Il risultato? In quei getti che si innalzano dal satellite si trovano, mescolati ad acqua, ammoniaca e metano, idrogeno molecolare e anidride carbonica. Due composti importanti, perché entrambi ingredienti di un processo noto come metanogenesi. Come probabilmente si intuisce dal nome, nella reazione di produce metano, in un processo operato sulla Terra da microrganismi che per questo prendono il nome di metanogenici, che in genere si trovano in ambienti estremi, come le grandi profondità marine. Le fonti più plausibili di questo idrogeno molecolare di Encelado, racconta il team di Hunter Waite del Southwest Research Institute (Texas) a capo dello studio, sono le reazioni idrotermali tra le rocce calde, contenenti minerali e materiali organici, e l’acqua dell’oceano sotto la superficie ghiacciata della luna di Saturno. Un processo diffuso anche sulla Terra, di nuovo, in prossimità delle sorgenti idrotermali.

Ora, ipotizzando che i rapporti osservati da Cassini nei pennacchi tra le sostanze siano gli stessi di quelli nell’oceano, su Encelado saremmo di fronte a una situazione simile a quella presente in alcuni ambienti terrestri, capaci di supportare lavita. E qui sta la parte più succosa della ricerca: su Encelado sarebbero quindi presenti condizioni che potrebbero supportare la vita. “Sebbene non possiamo osservare la vita, abbiamo trovato la presenza di fonti di energia per questa. È come avere un negozio di caramelle per microbi”, continuaWaite riferendosi agli ingredienti chimici scoperti sopra Encelado.

Alcuni di questi elementi chimici fanno parte di quelli – carbonio, azoto, idrogeno, ossigeno, zolfo e fosforo – che insieme a una fonte di energia per il metabolismo e all’acqua allo stato liquido sono considerati gli ingredienti base per la vita per come la conosciamo. L’ipotesi di vita su Encelado è sì intrigante, ma tutt’altro che nuova, perché a onor del vero era già stata avanzata in passato. Inoltre, come spesso accade nel caso di scoperte come questa, il bilancio finale è che ne sappiamo ancora poco. Per esempio non è chiaro cosa alimenti queste reazioni sulla luna di Saturno.

Ciò non toglie che lo studio di Waite e colleghi sia un buon passo avanti nel determinare l’abitabilità di Encelado, ribadisce Jeffrey Seewald della Woods Hole Oceanographic Institution in una perspective sullo stesso numero di Science. Altre missioni serviranno a capire se e dove c’è vita altrove nel nostro Sistema solare. Guardando non solo a Marte.

Per esempio a Europa, una delle principali lune di Giove, l’altra grande protagonista della conferenza della Nasa di oggi, che si crede abbia un oceano salato, sotto la sua superficie. Le osservazioni del telescopio spaziale Hubble degli ultimi anni ci avevano rivelato la presenza di pennacchi di vapore. Oggi la scoperta viene confermata: i pennacchi su Europa sarebbero fenomeni reali, ribadisce la Nasa, che si risvegliano a intermittenza nella stessa regione della luna. Questi pennacchi si alzano da una regione insolitamente calda della sua superficie, mappata dalla sonda Galileo, che appare rotta come da una serie di fessure. Caratteristiche queste forse della fuoriuscita dell’acqua dal satellite, un po’ come avviene su Encelado.

Via: Wired.it

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