Per gli Stati Uniti l’Italia è un paese a rischio per il morbillo

morbillo
(Credit: CDC/Dr. Heinz F. Eichenwald)
morbillo
(Credit: CDC/Dr. Heinz F. Eichenwald)

Attenzione, americani. L’Italia sarebbe a rischio epidemie di morbillo, quindi se volete andarci assicuratevi di essere vaccinati e lavatevi spesso le mani soprattutto prima di portarvele al viso. E visto che ci siete, evitate il contatto fisico con persone che potrebbero essere malate. Sono queste, in sostanza, le raccomandazioni dei Center for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta, che nella loro ultima nota hanno inserito il nostro Paese nell’elenco delle nazioni a rischio per la salute. Si tratta comunque di un livello di rischio basso, segnalano dai Cdc, che però richiede una maggiore accortezza nelle misure di prevenzione del contagio. Un atto dovuto? Un ulteriore campanello d‘allarme per l’Italia?

Nessun allarmismo. “La nota dei Cdc”, spiega a Wired Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene e medicina preventiva all’Università di Pisa, “è il risultato della normale attività di epidemic intelligence che gli istituti americani svolgono di routine: si tratta cioè di monitoraggio della situazione internazionale e quando si verifica un evento epidemico di una certa rilevanza, parte la segnalazione”.

Nessun provvedimento contro il nostro Paese, dunque. “Dobbiamo tenere presente anche il contesto statunitense”, continua Lopalco. “Negli Stati Uniti il morbillo endemico, cioè il virus che normalmente circola tra la popolazione, è stato eliminato. Quindi le istituzioni americane devono stare molto attente a non reintrodurlo.” Le ultime epidemie di morbillo registrate negli Stati Uniti, infatti, erano dovute a casi importati: turisti o cittadini americani di ritorno da un viaggio.

E, a parte il problema di salute pubblica, c’è anche la componente economica a pesare: è stato calcolato che un’epidemia di morbillo costa agli Stati centinaia di migliaia di dollari”.

Da qui, appunto, la grande attenzione che i Cdc riservano a qualsiasi evento epidemico nel mondo, tant’è che l’Italia non è l’unico Paese europeo segnalato (siamo in compagnia della Romania e anche del Belgio).

Ma in Italia com’è davvero la situazione? Vediamo qualche dato.

Il morbillo è una malattia infettiva, cioè è causata da un virus, e, malgrado la sua incidenza sia più elevata durante l’infanzia (tra 1 e 10 anni), può colpire tutte le fasce anagrafiche della popolazione.

I casi di infezione registrati nel nostro Paese nel 2017 si sono triplicati rispetto al 2016, con un aumento del 230%. Il bollettino settimanale rilasciato dall’Istituto Superiore di Sanità al 9 aprile  conta 1.473 casi segnalati, quando nel 2016 il numero totale si era attestato a 866.

L’88% dei malati, la maggior parte dei quali di età superiore ai 15 anni, non era vaccinato. Come ogni altra nel nostro Paese, la vaccinazione contro il morbillo non è obbligatoria e negli ultimi 10 anni si è assistito a un trend negativo che si è assestato attorno all’85% di copertura nella popolazione. Un valore troppo basso rispetto alla soglia minima del 95%, che, come detto anche dal portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Farhan Haq che cita l’Italia tra le situazioni più gravi insieme alla Romania, espone al rischio di epidemie su larga scala.

“In Italia al momento è in corso quella che tecnicamente definiamo un’epidemia di morbillo, un evento che si verifica quando il numero di casi segnalati supera il numero di casi attesi in una certa regione in un certo periodo. E i casi attesi per l’Italia dovrebbero essere prossimi allo zero visto che l’obiettivo è l’eradicazione del virus del morbillo” conferma Lopalco.

La situazione attuale secondo gli esperti è dovuta a una mancanza nelle strategie di prevenzione messe in atto negli anni passati. Strategie carenti, secondo Lopalco, attuate a macchia di leopardo sul territorio (per questo probabilmente alcune Regioni sono maggiormente colpite dal morbillo), che non hanno garantito la copertura vaccinale sufficiente e non sono state efficaci nel richiamare chi non si era vaccinato in passato.

“Il calo vaccinale attuale”, conclude Lopalco: “non incide in modo significativo sugli eventi epidemici attualmente in corso, ma è del futuro che dovremo preoccuparci di più se non si sarà in grado di invertire la rotta”.

Via: Wired.it

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here