Cronologia di un tumore

tumore
(Credits: Pan American Health Organization/Flickr CC)
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(Credits: Pan American Health Organization/Flickr CC)

“Da quanto tempo ce l’ho”? È una delle domande spesso che gli oncologi sentono rivolgersi dai pazienti, desiderosi di conoscere da quanto convivono con la malattia, prima ancora che questa cominciasse a palesarsi nei sintomi o a diffondersi nel corpo. Poter rispondere permetterebbe ai medici di migliorare le capacità di diagnosi e anche le strategie di trattamento per massimizzarne l’efficacia, nonché di comprendere meglio le dinamiche evolutive di un tumore, ma farlo è tutt’altro che semplice. Un team di ricercatori sparsi tra Regno Unito, Italia e Stati Uniti ci ha però provato, mettendo insieme una cronologia (timeline) per l’evoluzione del cancro, elaborata al partire da un caso di tumore al colon-retto con diverse metastasi.

Il caso di cui i ricercatori raccontano sulle pagine di Annals of Oncology è quello di un paziente con tumore al colon-retto e diverse metastasi. Il paziente è stato operato nel 2008 per questo tumore, ma al tempo stesso i medici si accorsero della presenza di un nodulo a livello del polmone che decisero di lasciare lì e monitorare.

Nodulo che, rivelatosi poi tumorale – metastasi di quello al colon – tre anni dopo i medici asportano, dopo aver eseguito una biopsia. Sfortunatamente però il paziente sviluppò un altro tumore nella parete toracica racconta a Wired.it Aldo Scarpa, direttore del Centro di Ricerca applicata sul cancro ARC-Net della Università di Verona, tra gli autori del paper. “Anche in questo caso il tumore si rivelò essere una metastasi, nata in seguito alla biopsia, come abbiamo dedotto”, spiega lo scienziato. “Si tratta di un evento estremamente raro ma questo tumore aveva una localizzazione coincidente con il tragitto percorso dall’ago durante la biopsia ed inoltre era biologicamente identico a quello del polmone”.

La presenza del tumore in questo caso era perfettamente databile, continua Scarpa, fornendo ai ricercatori un marcatore temporale cui far risalire l’evoluzione di quella massa tumorale, sia per nascita che per evoluzione. Per ricostruire l’evoluzione temporale del tumore, i ricercatori hanno messo insieme questa informazione con i dati di sequenziamento genetico di tutte le masse tumorali (inclusa una metastasi alla tiroide) sviluppate dal paziente. L’idea era quella di mettere insieme una sorta di albero filogenetico del tumore, e di rispondere alla domanda appunto “Da quanto tempo?”.

Analizzando i dati, per i ricercatori il tumore primario avrebbe avuto origine dai cinque agli otto anni prima dell’avvenuta diagnosi, e avrebbe metastatizzato ai polmoni e alla tiroide nei giro di un anno dalla sua nascita. Ma, a dispetto di questa iniziale progressione veloce, la malattia ha proseguito poi abbastanza lentamente nel paziente. A confermarlo anche i dati immunologici, continua Scarpa: “la risposta immunologica al tumore era bassa, come se le cellule cancerose non stimolassero tanto il sistema immunitario”. Perché? Un’ipotesi, azzardano gli scienziati, è che tumore primario e metastasi per lungo tempo non hanno sviluppato le mutazioni che le avrebbero poi rese più aggressivi, e manifesti. Ovvero, detto in altre parole, “il grado di instabilità genetica potrebbe essere un marcatore più importante del potenziale metastatico del cancro primario nel dettare il destino del cancro colon-rettale”.

Più in generale – e ricordando che si parla di un solo paziente – quanto osservato: “Suggerisce che a volte c’è una grossa finestra temporale per compiere delle diagnosi precocemente e distruggere la diffusione metastatica”, commenta al New Scientist Nicola Valeri Institute of Cancer Research di Londra, tra gli autori del paper, “Questo significa che potrebbero esserci periodi lunghi anni in cui potremmo intervenire”. Per questo, ribadisce anche Scarpa, vengono allestiti e sono importanti i programmi di screening. “Ma al tempo stesso – conclude lo scienziato – questo caso, anche se unico, è significativo, perché suggerisce che valga la pena essere aggressivi anche nei confronti delle metastasi, perché a volte possono avere un’evoluzione lenta”.

Via Wired.it

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