Un database per la spazzatura in mare

rifiuti
(Foto via Pixabay)

di Lorenzo Malisani, Emanuele Cullorà, Franco Piccolo

Pesci che ingeriscono rifiuti, uccelli marini che vi restano impigliati, organismi marini soffocati dalle plastiche. È lo sconfortante panorama che emerge da Litterbase, il database sviluppato dal centro di ricerca tedesco Alfred Wegener Institute. Che per la prima volta descrive in modo esaustivo (e preoccupante) la situazione nelle aree marine con le maggiori concentrazioni di rifiuti, mettendo in evidenza quali specie ed ecosistemi siano più esposti alle conseguenze del fenomeno, anche al al largo delle coste italiane.

I ricercatori dell’istituto specializzato in ricerca marina e polare, hanno collezionato in un unico database i dati provenienti da 1337 studi sull’inquinamento marino. Sono stati analizzati tutti gli studi pubblicati tra il 1960 ed il 2017, per un totale di 4795 località sparse in tutto il mondo. Accedendo al portale online Litterbase, una mappa globale interattiva mostra la distribuzione dei rifiuti e le interazioni con l’ambiente marino. I dati sono costantemente aggiornati e rappresentati attraverso analisi grafiche.

Emerge, ad esempio, che il 34% degli organismi ingerisce rifiuti, il 32% ne rimane impigliato o intrappolato e il 29% li colonizza insediandosi sulla loro superficie. Sono 1333 le specie coinvolte, ma a farne le spese principalmente sono i pesci e gli uccelli marini, che rappresentano quasi la metà del totale. Litterbase conferma inoltre che la plastica, in forme e dimensioni diverse, è la principale fonte di inquinamento.

Analizzando più attentamente i dati sull’impatto ecologico, Litterbase mostra come nel 30% dei casi sono proprio gli organismi come pesci, uccelli marini, crostacei, mammiferi e molluschi a favorire la dispersione degli inquinanti e come questa interazione porti alla loro morte nel 17% dei casi. Questa tendenza viene registrata anche sulle coste italiane, dove l’interazione tra organismi e rifiuti si riscontra in ogni habitat marino, in particolare nei fondali prossimi al litorale.

I dati utilizzati per analizzare la situazione italiana, provengono da oltre 30 ricerche, pubblicate principalmente negli ultimi sei anni. I campionamenti sono stati effettuati su un totale di 97 aree, distribuite in maniera abbastanza omogenea lungo le coste. Le informazioni a disposizione permettono quindi di coprire una buona parte delle acque territoriali. Non solo Enti e Centri di ricerca italiani, diversi team di scienziati provenienti da paesi europei, come Danimarca, Germania, Francia e Spagna, si sono interessati alla salute dei nostri mari.

Gli studi a disposizione forniscono materiale sufficiente per elaborare una mappa sull’entità dell’inquinamento marino delle nostre coste, in proporzione al numero di elementi inquinanti per km2. Le dimensioni delle singole icone sono espressione della media dei rifiuti presenti in una specifica area marina.


I dati evidenziano che la plastica è e rimane la principale ragione d’inquinamento, anche per quanto riguarda l’Italia. Sommando il suo impatto, nelle diverse classi dimensionali, a quello delle altre tipologie di rifiuti, notiamo che l’inquinamento interessa ben 11 regioni. Osservando la mappa, risulta evidente che il Mar Ligure e il Mar Tirreno, soprattutto al largo della Toscana, sono tra le zone più esposte, assieme a Calabria e il sud della Sardegna. Anche nell’Adriatico sono presenti diverse criticità, in particolare a livello del Veneto e della Puglia.

Litterbase, oltre all’enorme quantità di dati in aggiornamento a livello globale, permette dunque una fotografia ampia e aggiornabile dello stato di salute dei mari e delle coste italiane. Si tratta di materiale da confrontare anche con i recenti dati di Bandiere Blu 2017, che premiano i comuni più attenti alla conservazione delle nostre coste. Una convergenza dei dati provenienti dal mare e dalle attenzioni alla salute delle coste italiane che sicuramente ci darà, nei prossimi anni, un quadro più completo sulla salute dei nostri mari.

Note metodologiche

Le fasi operative per la realizzazione del lavoro possono essere riassunte in due parti principali:

1 – Studio del database “Litterbase” e analisi sull’inquinamento marino e impatto ecologico a livello globale

  • Inquadramento generale sugli strumenti e le funzionalità del database “Litterbase” e consultazione della documentazione disponibile sul sito dell’Alfred Wegener Institute.
  • Analisi della mappa globale e dei dati riguardanti la distribuzione dei rifiuti, in modo da definire i principali inquinanti marini e loro distribuzione nel mondo.
  • Analisi della mappa globale e dei dati riguardanti l’impatto biologico dei rifiuti, per poter definire quante e quali sono le specie a rischio, la loro distribuzione e il tipo di interazione con i rifiuti.
  • Raccolta dati su foglio di calcolo Excel ed elaborazione del grafico a torta interattivo “composizione globale dell’inquinamento marino” realizzato con datawrapper.de.

2 – Focus sull’inquinamento marino e impatto ecologico nei mari italiani

  • Raccolta dati su fogli di calcolo Excel e caratterizzazione delle pubblicazioni scientifiche riguardanti l’inquinamento marino e l’impatto ecologico in Italia, per poter definire gli autori, nazionalità, anno di pubblicazione e inquadramento geografico delle aree studiate.
  • Determinazione degli habitat marini colpiti dall’inquinamento e i tipi principali di interazioni tra rifiuti e specie marine coinvolte.
  • Analisi sulla quantità di plastica (espressa in items/km²) presente nei mari italiani, divisa in base alla distribuzione geografica e la dimensione delle particelle.
  • Creazione di una tabella pivot per delineare l’inquinamento in dieci grandi aree geografiche lungo le coste italiane. Determinazione di una scala dimensionale espressa in percentuale, per poter rappresentare la quantità dei rifiuti marini totali (items/km²) su mappa.
  • Realizzazione attraverso il software inkscape, di una mappa dell’Italia con icone associate alle dieci grandi zone di mare analizzate, con dimensioni proporzionali alla concentrazione di inquinanti rilevati.
  • Riferimenti mappa: confini regionali da ISTAT, icona da clipground.com

Articolo prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e Comunicazione Istituzionale della Scienza dell’Università di Ferrara

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