La stella misteriosa si è oscurata di nuovo

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(Credit: NASA/JPL-Caltech)
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(Credit: NASA/JPL-Caltech)

Alla fine del 2015, alcuni astronomi notarono che qualcosa di assurdo stava accadendo intorno alla Kic 8462852, una stella della Via Lattea che dista circa 1500 anni luce da noi: un oggetto misterioso sembrava coprire la stella, oscurando del 20% la sua luminosità. Da quel momento, la comunità scientifica ha formulato varie ipotesi che tentassero di spiegare la particolarità del fenomeno, tra cui quella di un’enorme massa di materia polverosa o, addirittura, di una megastruttura costruita da una civiltà aliena orbitante attorno alla stella.

Finora, però, nessuna di queste ipotesi sembrava soddisfare i dati osservati, portando l’astronomo Tabetha Boyajian e il suo team della Yale University a osservare queste misteriose e lievi oscillazioni di luce per provare a dimostrare o rifiutare i vari scenari proposti dalla comunità scientifica. E ora, il Fairborn Observatiry in Arizona ha appena confermato che la stella è stata nuovamente oscurata del 3% (per fare un confronto, un pianeta di dimensioni di Giove coprirebbe al massimo l’1% della luce di una stella).

l team di ricercatori ha così lanciato un’appello su Twitter ad astronomi e osservatori di tutto il mondo, tra cui i telescopi Swift, Keck e Lick, per raccogliere più dati e informazioni possibili, soprattutto riguardo le diverse lunghezze d’onda della luce.

Alcune di queste, infatti, potrebbero essere bloccate da materiali differenti, e offrire così importanti indizi per identificare la natura del materiale che potrebbe orbitare intorno alla stella.

Se si trattasse di materia polverosa, gli spettri dovrebbero mostrare significativi cali nelle lunghezze d’onda blu e ultraviolette. Mentre, se si trattasse di altri oggetti, come una famiglia di comete enormi, allora le osservazioni dovrebbero registrare una temperatura molto superiore irradiata da tutta questa materia. E ancora, se fosse una megastruttura aliena, tutte le lunghezze d’onda dovrebbero ridursi ugualmente. “Non penso che risolveremo questo enigma in settimana”, spiega Jason Wright, della Penn State University, sperando comunque di raccogliere a breve i dati che permettano di risolvere finalmente questo mistero.

Via: Wired.it

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