E se potessimo cancellare i brutti ricordi?

cervello (Foto via Pixabay)

di Emanuele Cullorà, Lorenza D’Isidoro

Tutti hanno vissuto almeno un incidente traumatico nella propria vita, spesso associato a incubi ricorrenti o a veri e propri attacchi di panico. Ciclicamente quel trauma si ripresenta attraverso oggetti o ambienti che lo rievocano. Questo meccanismo, che lega un brutto ricordo ad elementi di contorno, è una delle caratteristiche più comuni della sindrome da stress post-traumatico. Eppure potrebbe essere possibile fermare questo meccanismo. Lo suggerisce la ricerca condotta da un gruppo di scienziati della Columbia University Medical Center di New York e pubblicata su Current Biology, secondo cui è possibile eliminare selettivamente i brutti ricordi, cancellando le connessioni nervose che conservano i ricordi traumatici o gli attacchi di panico associati. L’equipe, guidata da Samuel Shacher, ha condotto lo studio su un mollusco marino del genere Aplysia, utilizzato come modello per la somiglianza dei suoi neuroni con quelli umani.

ricordi

Quando subiamo un trauma o un evento particolarmente emotivo, il nostro cervello non ne registra soltanto gli aspetti salienti ma anche diversi elementi secondari, come oggetti, paesaggi, espressioni verbali o fisiche legate all’evento. La memoria a lungo termine dei brutti ricordi è codificata a livello delle sinapsi, le strutture che connettono i neuroni gli uni agli altri: quanto più tale connessione è forte, tanto più è frequente il ricordo.

Secondo la ricerca, il meccanismo è regolato da due varianti dello stesso enzima: l’enzima PKM Apl III, legato all’emergere dei ricordi associati all’evento e PKM Apl I, legato invece agli impulsi che regolano gli aspetti incidentali del ricordo.

I ricercatori hanno trovato due modi di bloccare uno dei due enzimi senza influenzare l’attività dell’altro, fermando il brutto ricordo o mantenendolo senza ansia e panico, attraverso l’iniezione di una molecola capace di bloccare l’attività di PKM Apl I o interferendo con la sintesi di proteine mediatrici come Kibra, alla base della funzionalità di PKM Apl III, associato al ricordo.

Le implicazioni potenziali di questa scoperta esplorano la possibilità di sviluppare farmaci capaci di fermare i brutti ricordi e, soprattutto, gli attacchi d’ansia che ne derivano.

Articolo prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara

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