Giovanni Passaleva è il nuovo coordinatore di LHCb del Cern

LHCb

(Infn) – È l’italiano Giovanni Passaleva il nuovo coordinatore (spokesperson) della collaborazione internazionale LHCb, uno dei quattro grandi esperimenti di LHC, il superacceleratore del CERN, a Ginevra. Passaleva è entrato in carica il 1° luglio, alla scadenza del mandato di Guy Wilkinson. In passato un altro italiano era stato alla guida di LHCb, Pierluigi Campana, attualmente direttore dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN. Oggi l’Italia conta così due connazionali spokesperson dei grandi esperimenti di LHC: oltre a Passaleva, Federico Antinori che coordina la collaborazione dell’esperimento ALICE.

“La collaborazione LHCb affronterà nei prossimi anni un periodo cruciale – spiega Giovanni Passaleva – perché stiamo raccogliendo i frutti dei dati raccolti finora, che ci stanno permettendo di pubblicare risultati di assoluto rilievo scientifico”. “Contemporaneamente – prosegue Passaleva – stiamo costruendo un nuovo LHCb completamente aggiornato e potenziato, che sostituirà l’attuale esperimento e verrà installato durante il mio mandato, tra il 2019 e il 2020. Questo upgrade di LHCb ci consentirà di raccogliere un campione di dati circa 10 volte più grande di quello raccolto finora, e ci permetterà di esplorare con precisione ancora più estrema fenomeni che potrebbero aprire la strada a nuove scoperte. Saranno quindi anni molto impegnativi per la nostra collaborazione ma rappresenteranno una grande opportunità per i più giovani: in LHCb cerchiamo, infatti, con grande attenzione e impegno di costruire un ambiente lavorativo che favorisca il fiorire di nuove idee e lo sviluppo scientifico e professionale delle colleghe e dei colleghi più giovani”, conclude il nuovo spokesperson della collaborazione.

Chi è Giovanni Passaleva

52 anni, si è laureato a Firenze nel 1990 con una tesi sulla ricerca del bosone di Higgs all’esperimento L3 al LEP, l’acceleratore del CERN che ha preceduto LHC. Nel 1994 ha conseguito il dottorato all’Università di Perugia, dove ha contribuito alla costruzione, al collaudo e alle operazioni del rivelatore di vertice a microstrip di silicio di L3. Dopo il dottorato è stato prima post-doc con ETH a Zurigo, e poi fellow al CERN dal 1997 al 1999. È ricercatore dell’INFN dal 1997, dove dal 2015 è dirigente di ricerca. Si è occupato principalmente di fisica elettrodebole. Nel 2000 ha fondato con Mario Calvetti ed Enrico Iacopini il gruppo LHCb di Firenze, entrando nello stesso anno nella collaborazione dell’esperimento. Ha coordinato la costruzione di camere proporzionali multifilo (MWPC) per la realizzazione del rivelatore di muoni e dal 2008 al 2012 è stato project leader del rivelatore di muoni. Dal 2012 al 2014 è stato responsabile nazionale INFN di LHCb. Dal 2014 al 2017 è stato coordinatore dell’upgrade di LHCb. Al Cern ha partecipato alla misura della sezione d’urto di produzione dei mesoni J/ψ nelle collisioni protone-protone, e recentemente alla misura della produzione di antiprotoni in collisioni protone-elio utilizzando il sistema di iniezione del gas in LHCb, che permette di effettuare misure “a bersaglio fisso”. È stato referee di vari esperimenti, tra cui ATLAS e CMS.

L’esperimento LHCb

LHCb è un esperimento progettato per misurare le differenze di comportamento tra materia e antimateria all’energia di LHC. Registra il decadimento dei mesoni-b: particelle contenenti quark b (o beauty) o anti-quark b. Sono particelle prodotte in grande quantità nelle collisioni di alta energia dei protoni dei fasci di LHC. I mesoni-b non sono presenti nell’universo attuale perché sono instabili, mentre dovevano essere piuttosto comuni, subito dopo il Big Bang. Una volta generati in laboratorio i mesoni-b esibiscono una dinamica spettacolare proprio per la durata infinitesima della loro esistenza: subito decadono, inesorabilmente, in altre particelle, più leggere. I fisici ritengono che dallo studio e dalla comparazione dei decadimenti dei mesoni e dei corrispondenti anti-mesoni, sia possibile ottenere ulteriori importanti informazioni sui meccanismi che permettono di distinguere in natura la materia dall’antimateria, benché la differenza di comportamento appaia davvero sottile.

 

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