Staminali contro il Parkinson, risultati promettenti da uno studio sulle scimmie

neuroni (Foto via Pixabay)

Un team di ricercatori giapponesi ha effettuato un trapianto di cellule staminali nel cervello di scimmie affette da una condizione simile a quella del Parkinson, ottenendo significativi miglioramenti delle loro capacità motorie a due anni dall’intervento. Lo studio è stato pubblicato su Nature.

Il Parkinson è una malattia che compromette i neuroni produttori di dopanima presenti nel cervello. Poichè la dopamina è un importante neurotrasmettitore coinvolto, tra l’altro, nella gestione del movimento, la distruzione graduale di queste cellule provoca i sintomi caratteristici della malattia, interessando sia le capacità motorie che cognitive di chi ne è colpito. I sintomi più comuni includono bradicinesia, ossia lentezza dei movimenti, rigidità muscolare, instabilità posturale e appariscente tremore, in particolare della mano. Durante la fase avanzata della malattia possono comparire anche altri sintomi, come demenza e depressione. Secondo alcune stime la malattia colpisce almeno il 4 per mille della popolazione mondiale, solo in Italia i malati sono circa 300.000, ma il numero è in aumento negli ultimi anni.

Contro la malattia oggi non esiste una cura e la maggior parte dei farmaci e delle terapie sono mirati a rallentare la degenerazione delle cellule cerebrali e a tenere sotto controllo i sintomi. Diversi gruppi di ricerca hanno sperimentato e stanno sperimentando cellule staminali per il trattamento della malattia, ma in molti casi le cellule sono di origine fetale o embrionale, con conseguenti problemi etici e logistici.

L’idea dei ricercatori giapponesi è stata quella di utilizzare invece cellule staminali pluripotenti (iPS) – staminali ottenute da cellule adulte, che hanno la capacità di trasformarsi in tipi diversi – per rimpiazzare i neuroni persi nella malattia, bloccando così il processo degenerativo e ripristinando la produzione di dopamina

Le cellule usate nello studio sono state ottenute a partire da cellule (come fibroblasti cutanei e cellule del sangue periferico) prelevate da individui umani adulti, sia sani che affetti dal morbo di Parkinson, ottenendo in entrambi i casi dei risultati positivi. “Le scimmie (Macaca fascicularis, nda) sono diventate più attive dopo il trapianto di cellule: si muovono più rapidamente ed in modo fluido, sono in grado di compiere vari tipi di movimenti e tremano meno”, ha raccontato al Telegraph Jun Takahashi, neurochirurgo dell’Università di Kyoto a capo della ricerca. Le cellule, durante i due anni della ricerca, hanno dimostrato di funzionare correttamente senza innescare reazioni di rigetto incontrollabili o promuovere la crescita di tumori, effetti indesiderati talvolta correlati all’utilizzo di cellule staminali.

La nostra ricerca ha mostrato che neuroni generati da cellule iPS sono altrettanto funzionali rispetto a neuroni generati da cellule embrionali. Poiché le cellule iPS sono facili da ottenere possiamo standardizzarne la produzione per utilizzare solo le cellule migliori per la terapia” ha dichiarato il professor Takahashi. “Spero potremo cominciare una sperimentazione clinica entro la fine del prossimo anno”, ha aggiunto.

Riferimenti: Nature

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