Lo spettro del sabotaggio sulla missione al Polo Sud di Scott

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(Credit: National Library)

Robert Falcon Scott fu un marinaio britannico reso celebre dalla sua competizione con Roald Amundsen, un esploratore norvegese, per il raggiungimento del Polo Sud per la prima volta. Una spedizione dall’epilogo drammatico.  Cominciata nel 1910 si concluse due anni dopo con la morte dell’intero equipaggio durante il viaggio di ritorno dal Polo Sud, che era stato raggiunto da Amundsen con circa un mese di anticipo.

Il fallimento e la morte dell’equipaggio sono stati per anni attribuiti alla cattiva organizzazione della spedizione da parte di Scott, che aveva scelto di viaggiare con pony e motoslitte, per cui era stato acquistato il carburante sbagliato (Amundsen e il suo team avevano invece preferito sci e cani da slitta). Tuttavia, la scoperta di alcuni nuovi documenti da parte del ricercatore Chris Turney, pubblicati sulla rivista Polar Record, potrebbero riscrivere la storia. Un altro membro dell’equipaggio e comandante in seconda di Scott, Edward Evans, avrebbe contribuito – se non addirittura deliberatamente causato – il fallimento della missione.

“I nuovi documenti mostrano una pessima leadership da parte di Evans, forse un vero e proprio sabotaggio, che ha causato la morte di Scott e dei suoi quattro compagni,” ha commentato Turney: “È anche emerso come i documenti pubblici siano stati successivamente alterati e come l’inchiesta sull’incidente sia stata conclusa in fretta, quasi immediatamente dopo la sua apertura”.

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(Credit: National Library)

Diversi documenti mostrano che alcune dichiarazioni pubbliche furono modificate per sviare l’attenzione da Evans dopo l’incidente e che il presidente della Royal Geographical Society, Lord Curzon, fece chiudere l’inchiesta poco dopo la sua apertura.

Dall’analisi di Turney è emerso con chiarezza come molteplici membri della spedizione – compreso Scott – nutrissero dubbi sulle capacità di Evans come secondo in comando.  Forse proprio per questo Scott aveva deciso di rimandarlo al campo base prima di raggiungere il Polo Sud, con l’ordine di lasciare razioni lungo la strada ed istruire un team di soccorritori. Precauzioni che avrebbero potuto salvare la vita dei membri della spedizione e che invece Evans avrebbe deliberatamente ignorato. Di conseguenza, Scott e il suo team morirono di fame a freddo, intrappolati in una tempesta durante il viaggio di ritorno.

“Troppo a lungo Scott è stato considerato responsabile per la sua morte e per quella del suo equipaggio,” ha concluso Turney, “Questi nuovi documenti raccontano una storia diversa, su come l’organizzazione di Scott sia stata boicottata, i suoi ordini ignorati, e su come l’uomo che di fatto ha causato la sua morte non sia mai stato punito per le sue azioni”.

Riferimenti: Polar Record

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