Chi vincerà il Nobel quest’anno?

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(Foto: Thomas Fisher Rare Book Library, UofT/Flickr CC)

Gli IgNobel sono stati un gustoso antipasto, è vero. Ma è tempo di fare sul serio: da lunedì 2 ottobre scopriremo i quattro ricercatori (o gruppi di ricercatori) destinati a entrare nell’olimpo della scienza, con l’annuncio dei premi Nobel del 2017. E come se non bastassero i tradizionali onori tributati ai vincitori, quest’anno è prevista una gratificazione in più: l’Accademia delle scienze svedese ha deciso infatti di aumentare leggermente il premio in denaro per i vincitori (diminuito di due milioni di corone svedesi nel 2011 a causa della traballante situazione delle casse della Nobel Foundation), portandolo quest’anno a 9 milioni di corone, poco più di 900mila euro. E se non state nella pelle per conoscere i vincitori, non temete: come ogni anno possiamo spegnere, almeno un po’, la nostra curiosità con le previsioni della Thomson Reuters.

A dirla tutta, quest’anno la compagnia ha cambiato nome. Ma se a effettuarle è ora la Clarivate Analytics, ma le previsioni sono quelle di sempre.

Effettuate valutando il valore scientifico dei candidati più papabili analizzando le citazioni ricevete dai loro lavori in altri paper scientifici. Un metodo che dal 2002 ha permesso di azzeccare ben 42 volte gli effettivi vincitori. Ecco dunque i papabili Nobel del 2017.

Nobel per la medicina

È il primo Nobel ad essere annunciato ogni anno, e questa volta l’appuntamento è per lunedì 2 ottobre. Stando ai calcoli della Clarivate Analytics i possibili vincitori sarebbero quattro:

Lewis Cantley, un biochimico americano che ha svolto lavori pionieristici per la comprensione del metabolismo delle cellule tumorali. In particolare, le ricerche di Cantley hanno permesso di scoprire il funzionamento della cascata di segnalazione (o signaling pathway) della fosfoinositide 3-chinasi, e il ruolo svolto da questo sistema di trasduzione nello sviluppo dei tumori. Una scoperta che ha già fruttato allo scienziato il Breakthrough Prize in Life Sciences nel 2013, e da cui è nato già anche un farmaco, l’idelalisib, approvato dall’Fda nel 2014 per il trattamento della leucemia e di alcuni tipi di linfoma.

Karl Friston, neuroscienziato inglese che ha dato un contributo essenziale all’analisi dei dati raccolti con il brain imaging. In particolare, si devono a lui l’invenzione del metodo definito statistical parametric mapping e della voxel-based morphometry, sviluppati nel corso di una ricerca decennale sulle cause neurologiche della schizofrenia.

Yuan Chang e Patrick S. Moore, candidati ex equo per la scoperta dell’Herpes virus umano 8, agente eziologico del sarcoma di Kaposi, una neoplasia divenuta tristemente nota nei primi decenni di diffusione dell’Aids a cui spesso risulta associata.

Premio Nobel per la fisica

I possibili vincitori questa volta sono cinque:

Phaedon Avouris, Cornelis Dekker e Paul McEuen, candidati pari merito per i loro lavori seminali nel campo dell’elettronica a base di carbonio. Cioè dell’applicazione di nanotubi di carbonio, grafene e altri nanomateriali allo sviluppo di semiconduttori.

Mitchell Feigenbaum, fisico statunitense famoso per i suoi studi nel campo della teoria del caos e per la scoperta delle costanti di Feigenbaum.

Rashid Sunyaev, fisico e astronomo russo che ha rivoluzionato la nostra comprensione dell’Universo con i suoi studi sull’origine e i processi di formazione delle Galassie, dei dischi di accrescimento dei buchi neri, e altri fondamentali fenomeni cosmologici.

Premio Nobel per la chimica

In questo caso, i papabili sono ben sette:

Gli americani John Bercaw e Robert Bergman e il russo Georgiy Shul’pin, tre capofila nello studio dell’attivazione del legame carbonio-idrogeno, un processo che permetterà lo sviluppo di nuovi importanti metodi di sintesi chimica.

Jens Nørskov, chimico danese a cui dobbiamo avanzamenti fondamentali nella comprensione e nello sfruttamento della catalisi eterogena su superfici solide. Un campo di studi che ha importanti ricadute nell’industria chimica.

Ultimo terzetto, quello costituito da Tsutomu Miyasaka, Nam-Gyu Park e Henry Snaith, per le loro scoperte e applicazioni nell’utilizzo della perovskite per la fabbricazione di tecnologie per lo sfruttamento dell’energia solare.

Premio Nobel per l’economia

Come sempre, l’ultimo ad essere annunciato è il premio per l’economia, assegnato non dall’Accademia delle scienze svedese, ma dalla Banca di Svezia. I possibili vincitori sono:

Colin Camerer e George Loewenstein, due economisti americani che sono stati pionieri della cosiddetto economia comportamentale e della neuroeconomia, campi di studio che legano neuroscienze e psicologia nello studio dei processi decisionali in ambito economico.

Robert Hall, economista di Stanford che si è dedicato allo studio di diversi temi relativi alla macroeconomia, tra cui l’analisi della produttività dei lavoratori, lo studio delle recessioni e della disoccupazione.

Per finire, il terzetto costituito da Michael Jensen, Stewart Myers e Raghuram Rajan, i cui lavori hanno contribuito a gettare luce sui fattori che influenzano i processi decisionali di persone e organizzazioni nel campo della finanza d’impresa.

Via: Wired.it

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