Il tempo cura tutte le ferite, ma di notte un po’ di meno

Ferite
(Credits: Pixabay)
Ferite
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Il tempo guarisce tutte le ferite, afferma un noto detto popolare. Ma lo fa diversamente a seconda che sia notte giorno, aggiunge la scienza: se ci si taglia o ustiona di sera o di notte, infatti, potrebbero volerci più giorni per una guarigione completa delle lesioni. A rivelarlo uno studio guidato dal Medical Research Council a Cambridge, nel Regno Unito, che ha mostrato che il ritmo circadiano nelle cellule della pelle, l’orologio interno che scandisce la giornata a livello biologico, potrebbe avere degli effetti sul tempo, dunque sulla velocità, con cui si rimarginano bruciature anche importanti. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Science Translational Medicine.

I ricercatori hanno studiato il problema attraverso dei dati da campioni di pelle umana, di 118 volontari con ustioni importanti, e di campioni provenienti da un modello animale. Per ustioni occorse di notte hanno considerato tutte quelle lesioni più o meno profonde che possono verificarsi in un orario compreso fra le otto di sera e le otto di mattina: così, anche le “ferite serali” richiedono più tempo per rimarginarsi. L’indagine ha mostrato che la lesione che ci si procura di notte si riassorbe in un tempo, misurato in giorni, mediamente circa il 60% più lungo rispetto al caso di una ustione occorsa di giorno – si parla in media di 28 giorni per un danno occorso di notte contro “solo” 17 giorni, a parità di lesioni, per quello diurno. Nel caso di ustioni notturne l’orario di rischio è quello compreso fra le otto di sera e le otto di mattina: così, anche le “ferite serali” richiedono più tempo per rimarginarsi, in base ai risultati odierni.

Gli autori dello studio si sono chiesti a cosa fosse dovuta questa differenza. Una possibile radice – hanno spiegato – risiede risiede nel fatto che durante la sera e la notte le cellule della pelle migrano verso le aree ferite con una velocità minore rispetto a quella con cui agiscono nelle ore diurne. E questo primo ritardo costituisce un importante gap biologico iniziale che porta a prolungare tutto il processo di riparazione. Sotto i riflettori degli scienziati, in particolare, una proteina chiamata actina, una sostanza che è coinvolta nel processo di movimento e riparazione delle cellule, promuovendo – un po’ come una sarta miniaturizzata – la formazione di filamenti sul tessuto ferito. Nelle lesioni occorse di giorno questo movimento è più rapido; inoltre, in queste ferite “diurne” c’è più collagene, la principale proteina che dà struttura alla pelle.

Questo processo, hanno spiegato gli autori, è guidato dal ritmo circadiano interno alle cellule della pelle e non a segnali biologici trasmessi attraverso il corpo: questo emerge dal fatto i ricercatori in laboratorio hanno osservato gli stessi meccanismi sia nel tessuto umano sia in quello di topo, riconducendo la chiave di questo risultato ad un interruttore interno alla cellula. Infatti, oltre al ritmo circadiano propriamente inteso, il ciclo di circa 24 ore che regola l’alternanza sonno-veglia e altri meccanismi fisiologici del nostro corpo nel suo complesso, esiste anche un ritmo circadiano a livello cellulare, che coinvolge questi componenti – come la proteina actina – all’interno delle cellule.

Un risultato, questo, che potrebbe aprire nuovi scenari di trattamento: “nuove ricerche sul legame fra orologio biologico e ferite – ha spiegato il primo autore dello studio, Ned Hoyle – potrebbero aiutare gli autori a sviluppare farmaci volti ad evitare ferite complicate o a migliorare i risultati ottenuti con la chirurgia”. L’attenzione alle ferite è importante e da non sottovalutare: una riparazione completa ed efficace della nostra pelle è essenziale per evitare infezioni, mentre quando la guarigione non avviene in maniera completa la ferita può cronicizzarsi oppure si può creare un danno maggiore. E in questo caso, il risultato odierno ci spinge a prestare maggiore attenzione ad eventuali ferite soprattutto la sera e la notte, quando componenti interni alla nostra pelle sono meno reattivi e più addormentati.

Riferimenti: Science Translational Medicine

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