Gli alieni siamo noi?

spazio
(Foto via Pixabay)

Neil F. Comins
Destinazione Spazio. Una guida per coloni e turisti
Hoepli, 2017
pp. 297, Euro 22.90

Yuri Gagarin, il primo astronauta che ha circumnavigato il globo terrestre nello spazio, è rientrato sulla Terra paracadutandosi dalla capsula e affrontando una discesa di 7000 metri. Oggi le tecnologie che controllano partenze e atterraggio sono molto più evolute e si riesce a rientrare sul nostro pianeta assai più comodamente. Ormai sono più di un migliaio le persone che, per ragioni varie, sono andate e sono rimaste qualche tempo nello spazio: per lavoro, per mettere a punto strumenti ma anche per turismo. I costi, inizialmente proibitivi, si sono molto ridotti e si prevede che tra breve poche centinaia di migliaia di dollari saranno sufficienti per realizzare un simile viaggio di piacere. Messo che di piacere si possa parlare. In questa “Guida per coloni e turisti”, infatti, Neil F. Comins si fa forte della sua esperienza di astronomo e scienziato della NASA/ASEE per adescare i futuri viaggiatori descrivendo la bellezza delle immagini che i loro occhi riusciranno a percepire ma al tempo stesso per metterli in guardia descrivendo le non poche difficoltà fisiche e mentali che dovranno comunque affrontare. Nozioni da manuale di fisica (la gravità, la densità dell’atmosfera, la temperatura, le radiazioni) assumono – nella preparazione al viaggio – una rilevanza concreta e rappresentano dei reali problemi con cui bisogna imparare a convivere, superandoli con attenta e faticosa preparazione.

I film e le fiction semplificano spesso in modo banale le nuove condizioni di vita: in una navicella è difficile anche soltanto poter bere, o fare i propri bisogni, destreggiandosi con tute ingombranti in un ambiente in microgravità. Inoltre il corpo reagisce e si adatta alle nuove condizioni modificando le strutture ossee e muscolari, perdendo la propria stabilità, soffrendo di nausee, vertigini, mal di testa, e i tempi di adattamento non sono certamente brevissimi. E’ quindi necessario sottoporsi a duri allenamenti che riguardano sia il fisico che il morale: infatti, sopportare per mesi i compagni di viaggio non necessariamente simpatici e in uno spazio estremamente ridotto è anche più faticoso che abituarsi a vivere in un ambiente assolutamente silenzioso.

Il libro ci fa scoprire gradualmente, quasi per contrasto con i suoi obiettivi spaziali, i vincoli fortissimi che ci legano alla situazione terrestre, i condizionamenti imposti al nostro corpo e al nostro modo di pensare dalle conseguenze della relazione tra la Terra e il Sole. Da questa dipendono infatti una temperatura tollerabile, la presenza e la disponibilità di acqua liquida e di una atmosfera protettiva, con una rilevante percentuale di ossigeno respirabile; e ancora, la possibilità di trasmettere onde sonore e radiazioni luminose, di equilibrare dall’interno del corpo la pressione e resistere a una gravità che forse ostacola la capacità di saltare come se fossimo sulla Luna ma che costruisce ossa capaci di sostenere il nostro peso. La nuova situazione è certamente fascinosa, le immagini del mondo visto “da fuori” sono coinvolgenti e mandare foto e descrizioni a chi è rimasto a terra può ripagare gli inevitabili disagi. Sperimentare un allunaggio e vedere la Terra dal nostro satellite è certamente una emozione unica, come andare a curiosare sulla faccia che dalla Terra è impossibile vedere, affacciarsi sulle immense distese che chiamiamo Mari e che presumibilmente non hanno mai visto neppure una goccia di acqua, o visitare i crateri formati dall’impatto antichissimo di meteoriti giganti che hanno schizzato tutto intorno materiale roccioso.

Andare su Marte, obiettivo forse realizzabile in tempi non lunghissimi, sarà interessante ma anche pericoloso: la vita dovrà svolgersi totalmente sotto la crosta marziana, con acqua cibo e aria preziosissimi, costosissimi e prodotti tecnologicamente: l’atmosfera rarefatta è irrespirabile e la superficie può essere squassata da tempeste di sabbia, visibili fin dalla Terra, che possono durare anche mesi. Se le polveri trascinate dai venti aderiscono elettrostaticamente alle tute e agli strumenti, si possono danneggiare irreversibilmente anche le strumentazioni che consentono la vita umana, e la possibilità (anche questa costosissima) di tornare a casa. L’esplorazione di Marte, ancora poco conosciuto, non ha rilevato la presenza di acqua liquida ma lascia supporre strati di acqua ghiacciata sotto la superficie; si troveranno minerali forse utili alla vita sulla Terra o sul Pianeta Rosso, ma solo raccogliere nuovi dati potrà aiutare gli scienziati ad individuare i luoghi adatti agli insediamenti umani, i più protetti dalle pericolose radiazioni cosmiche, dalla alternanza di temperature altissime o bassissime, da cataclismi e frane piuttosto frequenti.

Meglio andare su un asteroide, su uno dei 450.000 finora catalogati, disposti nello spazio interno (tra la terra e il sole) o esterno (al di là della terra verso lo spazio). Oppure su una cometa, meno costoso e certamente possibile. I tecnici e i piloti dovranno fare bene i loro calcoli, per guidare la navicella spaziale a saltare nelle loro orbite e poi ad uscirne, in viaggi che certo non potranno durare meno di un anno. Anche dagli asteroidi le visioni e i panorami saranno affascinanti e si potranno condividere con i parenti lontani che non avranno mai l’occasione di vederli con i propri occhi: migliaia di selfie, di Terre viste dallo spazio, di albe e cieli stellati.

Le riflessioni con cui autore conclude il libro sono interessanti, sebbene un po’ malinconiche. Forse in futuro si costruiranno delle vere colonie su altri pianeti, dove gli umani passeranno anni e anni della loro vita, in ambienti e città sotterranee, adattandosi alle nuove condizioni. Ma se un giorno vorranno tornare a casa, spinti dalla nostalgia, dovranno accorgersi che il viaggio, l’esperienza di vivere tanto tempo in modo diverso, in un mondo diverso, li avrà cambiati profondamente e, forse, li avrà resi “alieni”, incapaci di ritornare alle vecchie abitudini, fisiologiche e psicologiche. La riabilitazione, fisica e mentale, a cui dovranno essere soggetti, durerà anni e probabilmente non sarà mai sufficiente. Anche le persone rimaste sulla terra saranno cambiate, invecchiate, avranno fatto esperienze diverse. Questo allontanamento reciproco renderà difficile per tutti riazzerare i rapporti al tempo precedente, e le difficoltà di ritrovarsi modificheranno aspetti della vita familiare, sentimentale, affettiva. Le immagini e le emozioni incise nella mente di chi ha visto la Terra dallo Spazio, di chi ha vissuto in modo così radicalmente “spaziale” nonostante descrizioni e foto, non saranno condivise da chi non le ha viste. E la diversità di questa esperienza porterà a dolorosi isolamenti, a un prezzo che potrebbe essere pesante pagare.

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