Verso una terapia ormonale sostitutiva a base di cellule?

laboratorio

Un sistema biotech per ripristinare l’equilibrio ormonale, ma con meno effetti collaterali della terapia ormonale sostitutiva (Tos) farmacologica. Sono le nuove ovaie 3D progettate in laboratorio, in grado di secernere ormoni in vivo e di ridurre così i sintomi dalla menopausa, la cui caratteristica principale è la perdita permanente della funzione ovarica. A riferirlo è uno studio del team di ricercatori della Wake Forest Institute for Regenerative Medicine, che sulle pagine di Nature Communications racconta come il nuovo sistema si sia dimostrato – per ora solo nei topi – efficace come la terapia farmacologica, ma potenzialmente più sicuro nel migliorare la salute delle ossa, dell’utero e la massa corporea.

Ma facciamo un po’ di chiarezza. La menopausa è un normale cambiamento nella vita di una donna, durante il quale il corpo produce sempre meno ormoni, tra cui il progesterone e gli estrogeni. Per alcune donne, la menopausa può essere quasi asintomatica, o comunque causare disagi abbastanza lievi. Per altre però la storia è differente: i sintomi  dalle vampate di calore, all’aumento di peso, stress, stanchezza, disturbi del sonno e dell’umore fino ad arrivare alla perdita di massa ossea (osteoporosi), col rischio di fratture – possono essere molto pesanti e interferire con la quotidianità della donna. In questi casi può essere somministrata la terapia ormonale sostitutiva, o Tos, il cui scopo è quello di compensare il deficit di produzione di ormoni sessuali femminili con l’assunzione di ormoni dall’esterno. Come tutte le terapie farmacologiche però la Tos porta con sé, oltre ai benefici, anche alcuni effetti collaterali e per questo non viene raccomandata per l’uso a lungo termine. Come viene riportato dalla Food and Drug Administration (Fda)  la Tos, infatti, potrebbe aumentare il rischio per alcune donne di insorgenza di alcune patologie, come le malattie cardiache, ictus, infarto, cancro del seno e dell’utero.

Il trattamento con terapia ormonale sostitutiva è uno dei dibattiti più controversi: la diffidenza verso la Tos è nata nel 2002, quando uscirono i risultati (successivamente rivisti) dello studio Women’s Health Initiative (Whi) che metteva in dubbio dell’azione protettiva degli ormoni sulle malattie cardiache e confermava l’aumento di rischio per il tumore al seno. Una discussione cui si è aggiunta, solo pochi giorni fa, la pubblicazione su Jama di report contenenti le raccomandazioni della U.S. Preventive Services Task Force in materia di uso di Tos per la prevenzione primaria di malattie croniche. Sul tema le raccomandazioni della Task Force sono contro l’utilizzo della terapia in donne in postmenopausa relativamente alla prevenzione primaria di patologie croniche. Ma un editoriale di accompagnamento invita a considerare il tema prevenzione – in assenza di sintomi, come specifica la Task Force su Jama – separatamente dall’uso della Tos per brevi trattamenti in donne in menopausa per alleviare i sintomi. Le attuali linee guida negli Stati Uniti e in Europa (e come riporta la Società italiana di ginecologia e ostetricia, Sigo) raccomandano infatti ad oggi che le donne con menopausa non chirurgica assumano la dose più bassa possibile di terapia ormonale sostitutiva per il più breve tempo possibile, al fine di ridurre al minimo i rischi.

Ma torniamo allo studio, che propone, per ora solo a livello teorico, una soluzione diversa a quella farmacologica.  “Il nuovo sistema potrebbe secernere gli ormoni in modo naturale sulla base delle esigenze del corpo di una donna, piuttosto che assumere una dose specifica di un farmaco ogni giorno”, racconta l’autore Emmanuel C. Opara. Per mettere a punto le ovaie biotech, il team di ricercatori ha isolato due tipi di cellule ovariche di alcuni topi, precisamente le cellule della teca e della granulosa, addette alla produzione di estrogeni. Successivamente, gli scienziati hanno racchiuso queste cellule in una sottile capsula, per poi trapiantarle negli animali a cui erano state precedentemente rimosse le ovaie. I ricercatori hanno analizzato tre aspetti maggiormente colpite dalla perdita della funzione ovarica: la massa corporea, la salute delle ossa e quella dell’utero. La perdita della funzione ovarica può portare all’accumulo di grasso corporeo, all’aumento di peso, all’osteoporosi e può avere effetti negativi anche sul sistema genitale e urinario, inclusa la disfunzione sessuale e l’incontinenza urinaria.

Gli scienziati hanno così scoperto che i topi cui erano state trapiantate le ovaie riuscivano a produrre ormoni (estrogeni e progesterone) in modo stabile come osservato durante i 90 giorni di studio. Ma i ricercatori hanno anche osservato come le ovaie 3D erano in grado di migliorare i sintomi normalmente associati alla perdita di funzione ovarica, come quelli relativi alla salute delle ossa o al peso corporeo. Ma non solo: gli effetti ottenuti, relativamente alla salute delle ossa con terapia farmacologica ad alte dosi, si avevano anche con le ovaie 3D, ma a concentrazioni ormonali molto minori. “Questo studio mette in evidenza la potenziale utilità della terapia ormonale a base di cellule per il trattamento delle condizioni associate alla perdita della funzione ovarica”, spiega Opara, precisando comunque che dovrà essere fatta ancora molta ricerca prima di poter immaginare dei test clinici.

Riferimenti: Nature Communications, Jama 1 2 3

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