Perché quando siamo alla guida rischiamo di non vedere i centauri

I motociclisti sono una delle categorie più a rischio sulla strada. Ma perché il numero di incidenti stradali su due ruote è così elevato? Tra i responsabili, secondo una ricerca apparsa sulle pagine di Human Factors, ci sarebbe anche il fenomeno della cecità attentiva o da disattenzione (Inattentive Blindness – IB), che si manifesta quando alcuni oggetti posti nel nostro campo visivo non vengono percepiti, come se il cervello effettuasse una sorta di filtraggio degli elementi presenti davanti a noi.

Gli incidenti sulle due ruote presentano solitamente un bilancio molto pesante per il motociclista coinvolto. Molti conducenti di veicoli, secondo i ricercatori, riferiscono che prima dell’incidente stavano guardando proprio nella direzione del motociclo in arrivo, ma, anche in assenza di altre sorgenti di rischio o di distrazioni,  hanno continuato a procedere lungo il loro percorso, senza vedere il pericolo in arrivo.

Durante la guida sono moltissimi gli stimoli sensoriali che giungono al cervello, il quale non riesce a gestirli tutti contemporaneamente: ciò richiederebbe tempo e un consumo di risorse cognitive elevatissimo. Il cervello decide pertanto ciò che è più importante. Lo studio, condotto da ricercatori della Research School of Psycology presso l’Australian National University di Camberra, ha messo in evidenza infatti che il numero molto elevato di incidenti che capita ai motociclisti potrebbe essere (anche) collegato al modo con cui il cervello umano processa (o non processa) le informazioni. “Si può attribuire alla cecità da disattenzione la prevalenza dei cosiddetti incidenti del tipo ‘guardo ma non vedo’, che è la tipologia più comune delle collisioni tra veicoli e motocicli”, afferma l’autrice dello studio, Kristen Pammer.

Lo studio ha coinvolto 56 soggetti ai quali è stato chiesto di esaminare fotografie che illustrano situazioni di guida dal punto di vista del conducente di un’automobile e di indicare, successivamente, se le situazioni di guida fossero sicure o no. Come stimolo ulteriore è stato inserito in alcune foto un oggetto imprevisto, un taxi o una motocicletta, che avrebbe potuto costituire una minaccia per il guidatore. Dai risultati è emerso che la percentuale di coloro che non rilevano la presenza dei motocicli è doppia (65%) rispetto a coloro che non notano il taxi (31%). I ricercatori avevano svolto un sondaggio per riuscire a valutare la percezione generale dei partecipanti di ciascun veicolo. E sebbene i partecipanti credessero a priori che la probabilità di incontrare una moto sulla strada fosse del tutto analoga a quella di trovare un taxi, il risultato della visione effettiva era molto differente.

“Questi studi indicano la necessità di programmi di addestramento appositi almeno per i neo-patentati – suggerisce Kristen Pammer – visto che le motociclette si trovano molto in basso nella lista di priorità del cervello umano quando esso filtra le informazioni. Occorre mettere i motociclisti più in alto nel radar del cervello dei conducenti, insieme a una maggiore vigilanza e consapevolezza durante la guida”, conclude Pammer.

Riferimenti: Human Factors

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