Sacchetti biodegradabili: è possibile portarli da casa?

L’inizio di questo 2018 è stato segnato da una nuova polemica, che ha scatenato dibattiti particolarmente accesi su social e giornali. A motivarli, l’entrata in vigore del decreto Mezzogiorno che – tra le altre cose – impone l’uso esclusivo di sacchettini biodegradabili per pesare e prezzare i prodotti sfusi come pane, frutta e ortaggi. A scaldare gli animi, in particolare, è stato l’articolo della legge (il 226-bis, comma 2, Dlgs n. 152/2006) che dispone di non distribuire i sacchetti a titolo gratuito. Tale articolo impone al venditore di far pagare ai clienti anche i sacchetti in questione (che possono sempre essere usati per i rifiuti umidi) con un prezzo “simbolico” discrezionale, che attualmente si aggira attorno ai 2 centesimi di Euro per ogni singola busta e il prezzo di ogni sacchetto utilizzato deve poi comparire sullo scontrino.

Come è intuibile, senza questo obbligo di legge, qualsiasi venditore avrebbe potuto continuare a distribuire i sacchetti in questione “gratuitamente” o aumentando di qualche centesimo il prezzo di frutta e verdura per far fronte ai leggeri aumenti dovuti dall’approvvigionamento di sacchetti di plastica biodegradabile, senza che nessuno si accorgesse di nulla. Il provvedimento di legge, invece, come si evince dalla circolare del 4 gennaio del Ministero dell’Ambiente, mira “ad avviare una progressiva diminuzione della commercializzazione”, quindi veicola una finalità pedagogica che conduca a un uso più consapevole delle buste in questione.

A questo punto, visto che il fine è la salvaguardia dell’ambiente, molti si pongono una domanda: è possibile portare dei sacchetti riutilizzabili (come si fa già per la spesa), o delle retine in modo da ridurre il più possibile l’acquisto e l’utilizzo dei sacchetti usa e getta?

La circolare interpretativa del 4 gennaio cerca di rispondere al quesito sostenendo che sarebbe possibile portare sacchetti da casa purché questi siano idonei al contatto alimentare, e non utilizzati in precedenza e rimandando la competenza sulle questioni igienico-sanitarie al Ministero della Salute.

Tuttavia, portarsi sacchetti nuovi da casa non è la soluzione ai fini del risparmio perché agli esercizi commerciali è stato concesso di vendere i sacchetti compostabili sottocosto per non incidere troppo sui prezzi al consumatore, e qualsiasi busta nuova portata da casa costerebbe più dei 2 centesimi attuali, per cui l’unica soluzione starebbe nell’utilizzo delle retine o nel riutilizzo delle buste. A tal proposito è intervenuto il direttore di Legambiente Stefano Ciafani il quale, per mezzo di un comunicato stampa del 5 gennaio, approva la misura che prevede un costo per i sacchetti al fine di disincentivare l’uso di buste usa e getta, ma augura che al più presto i due Ministeri si esprimano con una nota congiunta che preveda un’alternativa gratuita e riutilizzabile all’acquisto delle stesse.

E se volessimo evitare di utilizzare le buste? Secondo le note informative che si leggono in alcuni supermercati sarebbe possibile applicare il prezzo direttamente su frutta e verdura, ma solo qualora la buccia (o l’esterno di questi) non sia edibile come per esempio per banane, arance e cipolle, e qualora il prezzo del sacchetto dovesse essere attribuito automaticamente sarà sempre possibile procedere al suo storno.

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