Tripofobia: una reazione di disgusto

tripofobia
(Foto via Pixabay)

Se ti si accappona la pelle alla sola vista di una superficie costellata di buchi, non sentirti solo. Sono, infatti, diverse le persone che sono colpite da tripofobia, una reazione di orrore – se non terrore – nota anche come “paura dei buchi”. Ma  secondo un team di ricercatori della Emory University (Georgia), questo disturbo, non riconosciuto ufficialmente dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (Dsm), non dovrebbe essere più considerato come una vera e propria fobia, bensì come una risposta fisiologica molto più vicina a quella di disgusto, spiegano su PeerJ.

Ricerche precedenti avevano suggerito che questo disturbo possa essere collegato a una paura ancestrale verso animali pericolosi, come serpenti e ragni, alcuni dei quali nel loro aspetto mostrano ripetuti pattern circolari. Ma, come vi avevamo raccontato, era stata avanzata anche un’altra ipotesi: secondo i ricercatori della Emory University, la tripofobia sarebbe legata più a una reazione di disgusto che a una paura vera e propria.

Per capire se questa sia la vera motivazione del profondo disagio suscitato da qualsiasi cosa che appaia come un insieme di buchi – anche in fotografia – il team di ricercatori americani ha analizzato le reazioni oculari o, meglio, il movimento involontario delle pupille alla vista di alcune immagini, di una ventina di studenti. Un tipo di analisi che, spiegano i ricercatori, può aiutare a capire le emozioni sperimentate dagli individui. Le immagini mostrate (qui alcuni esempi) erano 60: 20 rappresentavano animali pericolosi come ragni e serpenti, 20 riproducevano pattern circolari, come per esempio i “temutissimi” baccelli di loto, in grado quindi di suscitare avversione nei tripofobici, e 20 erano immagini di controllo, come animali innocui e chicchi di caffè.

Gli scienziati hanno osservato che le immagini con animali pericolosi aumentavano sia la frequenza cardiaca che la respirazione e facevano dilatare le pupille nei volontari coinvolti nello studio. Una reazione di paura, questa, innescata dal sistema nervoso simpatico e che prepara ad azioni di fuga e combattimento, spiegano gli autori del paper. Che si aspettavano di suscitare anche con le immagini selezionate per suscitare la tripofobia. Tuttavia, sorprendentemente, alla vista di queste figure, le pupille degli studenti si contraevano e il battito cardiaco e la respirazione rallentavano. Avevano cioè, spiegano i ricercatori, una reazione molto più vicina a quella del disgusto che a quella della paura. “Le immagini di animali pericolosi e gruppi di buchi suscitano entrambe una reazione avversa”, precisa l’autrice dello studio, Stella Lourenco. “I nostri risultati, tuttavia, suggeriscono che le basi fisiologiche per queste reazioni siano diverse”.

Secondo i ricercatori la tripofobia è molto più diffusa di quanto si possa pensare. Nessuno dei partecipanti allo studio, infatti, aveva riferito di soffrire di questo disturbo, ma la risposta alle immagini che suscitavano disgusto era abbastanza significativa. “Il fatto che abbiamo trovato effetti in questo gruppo di persone suggerisce un meccanismo visivo abbastanza primitivo e pervasivo alla base di un’avversione ai buchi”, ha concluso Lourenco, evidenziando come questi nuovi risultati possano aprire la strada allo sviluppo di una terapia cognitiva più idonea al caso.

Riferimenti: PeerJ

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