Cannabis a scopo terapeutico, legalizzazione non cambia l’uso tra gli adolescenti

cannabis a scopo terapeutico

No, gli adolescenti non fumano più spinelli nei paesi in cui è stata legalizzata la cannabis a scopo terapeutico. E neanche diminuisce il numero di morti per overdose da oppioidi. Questi i risultati che emergono da due articoli recentemente pubblicati sulla rivista Addiction, in cui si cerca di fare chiarezza sui temi più dibattuti nella discussione sulla legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico.

Pro e contro la legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico

Un tema centrale in tale dibattito, spesso rimarcato dai proibizionisti, è che la legalizzazione della cannabis a scopo terapeutic potrebbe incoraggiare gli adolescenti all’uso ricreativo di questa sostanza, a causa di una diminuita percezione del rischio. Dal canto loro, i fautori della legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico sostengono che l’uso di questa sostanza può contribuire a ridurre la mortalità per overdose da oppioidi. Ma come stanno davvero le cose?

Nel 1996, la California è stato il primo stato americano a legalizzare la cannabis a scopo terapeutico (e dal primo gennaio del 2018 in California è diventato legale vendere marijuana a scopo ricreativo). Attualmente la cannabis terapeutica è legale in 29 stati americani e nel distretto di Columbia.

In Italia l’uso della cannabis a scopo terapeutico è stato legalizzato nel 2013 e sono undici le regioni in cui la sostanza è a carico del Servizio sanitario regionale per i pazienti con alcune forme di dolore cronico. Inoltre, dal 27 gennaio dello scorso anno, è iniziata la produzione della cannabis a scopo terapeutico nello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Il consumo di marijuana per uso ricreativo è illegale ma è possibile acquistare la cosiddetta cannabis light, che contiene meno dello 0,6% (il limite consentito per legge) di THC (tetraidrocannabinolo), il principio attivo responsabile degli effetti psicoattivi.

Cosa dice la scienza

Al di là del dibattito sullo status legale della cannabis , cerchiamo di capire cosa dicono gli studi scientifici in questo campo, in cui le informazioni disponibili sono spesso contrastanti.

Il primo studio, condotto da ricercatori della Columbia University di New York, della RAND Corporation di Santa Monica e della Boston School of Public Health, valuta la relazione tra la legalizzazione della cannabis terapeutica e l’uso della sostanza a scopo ricreativo tra gli adolescenti. I ricercatori hanno condotto una meta-analisi raccogliendo i risultati di 11 studi differenti svolti nell’ambito di quattro indagini statunitensi su larga scala (Monitoring the Future; National Longitudinal Survey of Youth; National Survey on Drug Use and Health; Youth Risk Behavior Survey). Gli studi esaminano l’uso di marijuana tra gli adolescenti americani tra il 1991 e il 2014 sia in stati in cui la cannabis medica è legale sia in stati che non l’hanno approvata.

I ricercatori hanno analizzato le differenze nell’uso della sostanza tra gli adolescenti prima e dopo il via libera per l’uso medico e le hanno confrontate con quelle (relative agli stessi intervalli temporali) di paesi che non avevano approvato le leggi sulla cannabis cannabis a scopo terapeutico. Il numero di giovani (di età compresa tra i 12 e 20 anni) che fumano marijuana non ha subito variazioni significative in seguito alla legalizzazione della cannabis terapeutica. Al contrario– osservano gli autori – gli studi  dimostrano che  l’uso ricreativo di marijuana è aumentato è maggiormente tra gli adulti.

“Al momento non ci sono le basi per sostenere che la legalizzazione della cannabis terapeutica determini un aumento dell’uso ricreativo di questa droga negli adolescenti” spiega Deborah Hasin, autrice principale dello studio, in un comunicato stampa. Tuttavia – conclude Hasin- è opportuno un monitoraggio continuo della situazione perché le cose potrebbero cambiare in seguito all’espandersi dei mercati per il commercio della marijuana medica e, soprattutto, alla liberalizzazione del consumo per scopo ricreativo.

Più cannabis meno oppioidi?

La questione secondo cui la legalizzazione della cannabis terapeutica ridurrebbe il numero di morti per overdose da oppioidi è affrontata in un editoriale, a firma di alcuni membri della redazione della rivista Addiction. È stato dimostrato che la cannabis è efficace nel trattamento del dolore cronico, provocato da diverse malattie come le neuropatie e il cancro. L’uso della marijuana medica per il trattamento del dolore cronico comporta minori rischi rispetto all’uso di analgesici oppioidi (come la morfina o il Fentanyl), che possono portare a dipendenza e a morte per overdose accidentale, ma la sua efficacia analgesica è notevolmente inferiore. È vero -confermano gli autori- che ci sono diversi studi che mostrano che negli stati in cui è consentito l’uso della cannabis medica risulta minore il numero di morti per overdose da oppioidi. Tuttavia si tratta di studi descrittivi, i cui risultati non sono stati confermati con metodi più rigorosi e che non controllano adeguatamente i fattori di confondimento.

Tali studi non forniscono alcuna evidenza che la diminuzione della mortalità correlata al trattamento con oppioidi sia dovuta alla legalizzazione della cannabis medica e non ad altri motivi. Nessuno studio ha tenuto conto, infatti, di altre politiche che potrebbero influire sulla mortalità per overdose da oppioidi. Ad esempio, una maggiore facilità di accesso al trattamento con metadone e buprenorfina per la gestione della dipendenza da oppioidi può ridurre il rischio di overdose. Inoltre, va detto che l’efficacia analgesica dei cannabinoidi è modesta e non sempre i pazienti che soffrono di dolore cronico ed usano la cannabis medica fanno ricorso a dosi di oppioidi più basse rispetto a coloro che non la usano. Vi sono altre ragioni evidentemente che giustificano la diminuzione della mortalità per overdose da oppioidi– sottolineano gli autori- e che dovrebbero essere investigate.

Al momento, dunque, non ci sono prove che la legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico possa contribuire a ridurre l’abuso di analgesici oppioidi e a trattarne la dipendenza. Quindi è prematuro estendere l’accesso alla cannabis medica nell’intento di risolvere la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti. Questo potrebbe spostare l’attenzione da politiche che si sono dimostrate più efficaci, come favorire l’accesso al trattamento con metadone e buprenorfina per la gestione della dipendenza da oppioidi e la distribuzione del naxolone, farmaco antidoto per l’overdose da oppioidi.

Riferimenti: Addiction

1 commento

  1. Non abolire la Cannabis terapeutica è la mossa giusta,lo dimostrano i fatti per giunta appunto e terapeutica.

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