Hiv: via libera alla donazione di organi tra pazienti

La fine di una discriminazione. Così Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti, definisce a margine degli Stati generali della Rete trapiantologica italiana la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del protocollo che consentirà i trapianti d’organo tra pazienti hiv positivi, mantenendo gli standard di sicurezza. Un passaggio di grande importanza sociale, perché permetterà di snellire le liste d’attesa e salvare delle vite sia tra siero positivi sia tra i siero negativi.

Hiv e trapianti d’organo
Dall’identificazione del virus dell’Aids a oggi, la nostra capacità di gestire la malattia è cambiata: grazie allo sviluppo di migliori terapie, di Aids non si muore più come dieci anni fa, tanto che i malati ormai vengono considerati pazienti cronici. La cronicità di un’infezione così seria, comunque, può portare a situazioni di grave compromissione multi-organo che costringe a inserire i pazienti nelle liste d’attesa per un trapianto. Perché sì, anche i malati di Aids sono ormai eleggibili per un trapianto. Visti i progressi della medicina sia nel trattamento delle infezioni da hiv sia in fatto di trapianti, in Italia nel 2002 sono partiti protocolli e programmi-pilota, poi ufficializzati nel 2009, per regolamentare le procedure nel trapianto di organo solido in favore di soggetti sieropositivi da donatore sano. Ora però si va oltre: organi provenienti da persone sieropositive, dichiarate decedute, potranno essere trapiantati in pazienti anch’essi sieropositivi in lista d’attesa.

Cambio di paradigma

Un cambio di paradigma molto recente anche nel resto del mondo.
Basti pensare che fino al 2013 negli Stati Uniti era dichiarata illegale la pratica di trasferire un organo da un paziente hiv positivo deceduto a un altro in attesa di trapianto. La pratica in passato veniva considerata troppo rischiosa sia per i pazienti che per le equipe, rispettivamente per il rischio connesso a un’ulteriore immunosoppressione e per la probabilità di contagio. Ma, come detto, le cose cambiano, e nel tempo la comunità scientifica ha potuto constatare la fattibilità della procedura in sicurezzaprevedendone i vantaggi correlati.

I vantaggi
Le liste d’attesa per un trapianto sono notoriamente lunghissime. La mancanza di donatori, e quindi di organi, è un grosso problema che la medicina e la ricerca stanno cercando di affrontare con diversi approcci. E se già per un paziente sano è difficile arrivare per tempo al trapianto, per un paziente hiv positivo quel traguardo diventa quasi irraggiungibile. Molte persone non ce la fanno: le loro condizioni peggiorano tanto da non essere più considerati idonei al trapianto oppure addirittura muoiono nell’attesa.

Aprire alla possibilità di donazione di organi tra pazienti sieropositivi, però, porterebbe a sostanziali benefici: la maggiore disponibilità di organi riservati ai pazienti hiv positivi (un organo infetto non può essere trapiantato in un paziente sieronegativo) darebbe maggiori chance a quanti di loro sono in attesa di trapianto e allo stesso tempo andrebbe a vantaggioanche dei pazienti sieronegativi perché le due categorie di malati non sarebbero più in concorrenza per un organo da donatore sieronegativo.

Via: Wired.it

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